Una norma contenuta nel dl Covid sta mettendo alla prova la coesione del gruppo M5S alla Camera e potrebbe minare la solidità della maggioranza. Il decreto, che estende lo stato di emergenza nazionale per pandemia fino al 15 ottobre, contiene anche un articolo che autorizza la proroga dei vertici dei servizi segreti italiani (Dis, Aisi, Aise) fino ad un massimo di ulteriori 4 anni. Ma il provvedimento, gradito al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non piace a una parte dei deputati M5S, che avevano firmato un emendamento per cancellarlo. Ieri tuttavia il governo ha annunciato che porrà la questione di fiducia sul decreto: ora il rischio è che la “fronda” di deputati possano far mancare il proprio voto. La votazione è prevista per oggi alle 15.30.
Proroga 007, caos nel gruppo M5S alla Camera
L’emendamento, presentato dalla deputata pentastellata Federica Dieni, che siede nel Copasir, chiede la soppressione del sesto comma dell’articolo 1 del decreto, che autorizza la proroga dei vertici di intelligence per 4 anni. L’emendamento è stato controfirmato da una cinquantina di colleghi di partito appartenenti a diverse correnti, inclusi esponenti di spicco del Movimento, come Marta Grande, Luigi Iovine, Francesco Silvestri, Vittoria Baldino.
Nonostante il pressing del governo, Dieni non ha ritirato l’emendamento. Così ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico d’Incà si è trovato costretto a porre la questione di fiducia, impedendo di fatto la discussione sull’emendamento e legando la sua approvazione alla permanenza in carica del governo. Alla notizia, è scoppiata la bagarre in Aula, con malumori all’interno del gruppo M5S.
“Quello che ho presentato non è un emendamento che andava contro il governo, non è un emendamento che va contro il presidente Conte, cui va la mia fiducia personale e credo dell’intero gruppo. Non è questo l’intento”, ha chiarito Dieni. “L’intento era modificare una normativa che a mio avviso deve essere affrontata in sede parlamentare. Devo dire che non sono contenta della fiducia, non sono contenta perché non si risolvono le cose così. Mi dispiace. Le cose si risolvono in Parlamento, l’approccio più utile sarebbe esatto quello di rimettersi all’Aula perché è una normativa, quella sui servizi, che riguarda l’interesse nazionale, non riguarda pochi”.
Intanto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è intervenuto per smentire una sua “regia” dietro la vicenda, un sospetto avanzato da alcuni componenti della maggioranza (soprattutto da parte Pd) che vi avevano letto un segnale lanciato da deputati vicini all’ex capo politico nei confronti del presidente del Consiglio. “Sono nuovamente costretto a smentire retroscena fantasiosi secondo cui verrebbe attribuita al sottoscritto la paternità dell’emendamento M5S in materia di intelligence. È assolutamente falso. Si tratta di una iniziativa del tutto estranea alla mia persona. E sia molto chiaro un messaggio: nessuno provi a tirarmi dentro giochini di Palazzo che non mi appartengono nella maniera più assoluta”, ha scritto in una nota Di Maio.
Fiducia sul Dl Covid: le opposizioni all’attacco
“Stanno litigando su tutto, anche in questo momento: sul decreto Agosto pare che mettano la fiducia perché si stanno scannando”, ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini.
Secondo il senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, vicepresidente del Coapsir, “l’emendamento dei parlamentari di Cinque Stelle, peraltro identico a quello presentato da Fratelli d’Italia, rileva in tutta evidenza che siamo in presenza di uno “strappo istituzionale” su una materia su cui vi è sempre stata una piena condivisione tra maggioranza e opposizione, nello spirito della legge istitutiva”. Urso aggiunge che “la forzatura del governo, che intende persino su questo materia evitare il confronto in Parlamento, è di una gravità inaudita, che credo chiami in causa le garanzie fondamentali della Costituzione”.
“Il governo ha messo la fiducia alla Camera sul decreto Covid, e fin qui nessuna sorpresa”, ha dichiarato la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini. “Ma il fatto nuovo e gravissimo è che la fiducia è stata apposta per bloccare un emendamento presentato dal partito di maggioranza di cui il premier è diretta espressione. Ma se il premier mette la fiducia contro il suo partito, siamo di fronte a un cortocircuito paradossale, e significa che si è superato il punto di non ritorno. Il fatto che l’emendamento riguardi una norma del tutto estranea al decreto, quella sul prolungamento della durata dei vertici dei servizi, diventa perfino marginale nella sua gravità”.
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