Dimissioni Conte, cosa succede ora
Cosa succede ora, dopo le dimissioni del premier Giuseppe Conte? Con il passo indietro del presidente del Consiglio comincia l’iter previsto dalla Costituzione per il tentativo di dar vita a un nuovo governo. Dopo il discorso in Aula al Senato il capo del governo si recherà al Quirinale per dimettersi, rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A quel punto sarà il capo dello Stato a gestire la crisi.
Il presidente della Repubblica in teoria potrebbe rimandare il premier alle Camere per un voto di fiducia o prendere atto che non c’è più una maggioranza parlamentare a sostegno di Conte e avviare le consultazioni per la formazione di un nuovo governo. I colloqui al Colle con i partiti potrebbero iniziare già domani, mercoledì 21 agosto, o giovedì 22. Solo in caso di impossibilità a trovare una nuova maggioranza, Mattarella potrà sciogliere le Camere e indire nuove elezioni, come chiede da tempo Matteo Salvini.
Le consultazioni
Quando il presidente della Repubblica apre le consultazioni, comincia una fase di incontri, convocazioni e colloqui con i presidenti di Camera e Senato, i capigruppo di Camera e Senato, i leader politici con l’obiettivo di capire se in Parlamento c’è ancora la possibilità di esprimere una maggioranza oppure no, dopo le dimissioni di Conte.
Durante le consultazioni con le delegazioni delle forze politiche, Mattarella verificherà se c’è una maggioranza parlamentare possibile, anche con nuove alleanze rispetto a quelle che hanno portato la legislatura fino a qui. E se c’è una persona in grado di avere la fiducia di quella maggioranza. Il Capo dello Stato, a quel punto, proverebbe a dare a quella persona l’incarico di formare un governo e chiedere la fiducia del Parlamento.
La nuova maggioranza potrebbe essere quella di cui si parla da settimane, che mette insieme Movimento 5 Stelle e Pd, o Movimento 5 stelle e una formazione centrista ancora più ampia del Pd, che trascini anche parte di Forza Italia, attraverso la vicinanza di Mara Carfagna e Matteo Renzi. Un’indiscrezione che entrambi hanno smentito, ma che potrebbe avere un fondo di verità e che potrebbe esprimersi presto in Parlamento.
Se Mattarella non dovesse trovare un’altra maggioranza possibile in questo Parlamento, scioglierà le Camere: sarà il primo passo verso nuove e anticipate Elezioni Politiche. Secondo la Costituzione si va al voto tra i 60 e i 75 giorni dopo lo scioglimento delle Camere.
Vanno poi tenute in considerazione altre scadenze. Venerdì 23 agosto il presidente della Repubblica potrebbe già affidare un incarico di governo per la formazione di un nuovo esecutivo. Lunedì 26 agosto invece il premier deve indicare il nome italiano per l’incarico di Commissario Ue. Entro martedì 15 ottobre il governo deve trasmettere all’Ue il documento programmatico di bilancio, che illustra i provvedimenti della manovra finanziaria proposta.