Le primarie del Pd previste per domenica 3 marzo 2019 si avvicinano ed è il momento di conoscere nel dettaglio le proposte dei tre candidati alla Segreteria.
> Tutto quello che c’è da sapere sui candidati
Giovedì 28 febbraio, a pochi giorni dall’apertura delle votazioni, Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti si sono confrontati in diretta su Sky.
Dibattito primarie Pd | Nicola Zingaretti
È l’unico a evidenziare e riconoscere in maniera chiara gli errori del passato recente. Non vuole buttare il bambino con l’acqua sporca ma ammette che il Pd non ha affrontato il tema dell’aumento delle disuguaglianze.
Sull’immigrazione non attacca solo Salvini, ma specifica come le paure degli italiani siano anche figlie di scelte sbagliate del suo partito. Propone una linea, quella del civismo, che perlomeno è chiara negli intenti.
Tenta anche di definire un’agenda di governo, con proposte su cantieri e grandi opere. Il suo messaggio su questo è chiaro: rimettere al centro il tema dell’uguaglianza investendo allo stesso tempo sulla crescita.
Pecca di eccessivo ecumenismo: non risponde in maniera incisiva agli attacchi di Giachetti, utilizza la domanda a Martina non per incalzarlo, ma per fargli fare un appello agli elettori. Ok l’unità, ma in un dibattito sulle primarie devono emergere anche le differenze.
Chiarisce la sua posizione sui Cinque Stelle (“no ad alleanze”), ma su altre questioni, come la compresenza nella sua mozione di visioni diverse della sinistra e nel paese, resta ambiguo.
Chi è Nicola Zingaretti
Nicola Zingaretti, romano, classe 1965, dal 2013 ricopre l’incarico di presidente della Regione Lazio. Dal 2009 al 2012, ha guidato la Provincia di Roma.
Nel 2018 viene rieletto per la seconda volta a capo della Regione Lazio, ma ad ottobre annuncia di voler correre per la segreteria nazionale del Partito democratico.
Zingaretti, nel voto fra gli iscritti tenutosi a gennaio, ha ottenuto oltre il 47 per cento dei voti, risultando il primo fra i candidati.
Dibattito primarie Pd | Maurizio Martina
Chiaro sulle critiche al governo, chiaro su quello che vorrebbe fare come segretario (parola d’ordine: unità), si capisce meno quali politiche vorrebbe mettere in campo per risollevare il paese.
Le sue ricette ricalcano quelle degli altri due candidati (rafforzare il reddito di inclusione, abbattere il cuneo fiscale), e questo non fa emergere una figura delineata e distinguibile, un profilo realmente attrattivo.
Gli altri due litigano, lui fa da paciere, mostrando plasticamente come il suo obiettivo principale sia, appunto, quello di lavorare per l’unità. In questo modo però si condanna ad apparire marginale nel dibattito.
Convincente quando incalza Giachetti sul post-primarie, chiedendogli se abbia realmente intenzione di lasciare il PD in caso di sconfitta.
Nell’appello finale parla di nuovo di unità: andava bene quando era segretario, da candidato alla segreteria servirebbe qualcosa in più.
Chi è Maurizio Martina
Attivo in politica fin dagli anni dell’università, Maurizio Martina aderisce nel 2007 al Partito democratico, diventandone segretario regionale. Dal 2010 ricopre anche il ruolo di consigliere regionale in Lombardia.
Nel 2013 arriva è nominato sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali dal premier Letta, per diventare poi ministro delle Politiche agricole (con delega ad Expo).
Dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018 Martina assume la reggenza del Pd dopo le dimissioni di Renzi.
Dibattito primarie Pd | Roberto Giachetti
Ha il merito di ravvivare il dibattito presentandosi, come suo solito, con piglio battagliero. Il suo atteggiamento risveglia i telespettatori dal torpore e permette di avere, in alcune fasi, un vero confronto tra candidati con posizioni diverse tra loro.
Incalza opportunamente Zingaretti sulle potenziali contraddizioni della sua mozione, anche se spreca la domanda al governatore del Lazio rimestando sul tema dell’alleanza coi Cinque Stelle (e qui Zingaretti ha gioco facile nel ricordargli che ha chiarito il punto nella sua mozione).
A tratti inquietante quando paventa di uscire dal PD, lui che ha passato la vita a spiegare come i fuoriusciti rovinassero il partito, se venissero formate alleanze che nessuno degli altri candidati ha mai detto di voler fare.
Ma soprattutto, vedi lui e ti sembra che sulla poltrona di Sky sieda ancora Renzi.
Celebra le politiche messe in campo nella scorsa legislatura, non trasmette mai un’idea di discontinuità col passato, sembra non sfiorato dal dubbio che Renzi possa aver sbagliato qualcosa e che su alcuni temi sia necessaria una svolta.
Addirittura grottesco quando afferma che il PD ha perso consensi solo perché gli elettori, delusi dalla guerra che veniva fatta a Renzi all’interno del partito, hanno preferito rivolgersi ad altre forze politiche.
Il PD, per lui, è ancora quel partito che ruota attorno alla persona di Matteo Renzi. Se si cerca una svolta meglio guardare altrove.
Chi è Roberto Giachetti
Classe 1961, Giachetti, originario di Roma, si appassiona alla politica fin da giovane, militando nel Partito radicale e diventando uno dei redattori di Radio radicale. Successivamente approda tra i Verdi, con i quali viene eletto consigliere a Roma.
Nel 2016 si candida alle elezioni amministrative di Roma, ma arrivato al ballottaggio, viene sconfitto da Virginia Raggi (M5S), non riuscendo a diventare primo cittadino della Capitale.
Nel 2018 Giachetti presenta la sua candidatura per la segreteria del Pd, ottenendo 20.887 voti e riuscendo così ad accedere alle primario di marzo 2019.
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