Il Movimento Cinque Stelle (e il suo capo Luigi Di Maio in particolare) ha sempre più intenzione di allearsi con il PD e di chiudere la porta a Matteo Salvini.
Le difficoltà emerse nella giornata di ieri rispetto alla trattativa coi dem non hanno scoraggiato Luigi Di Maio. Secondo le indiscrezioni riportate dai principali quotidiani italiani, il capo politico del M5s, dopo il colloquio con Matterella, si sarebbe sempre più convinto della necessità di accordarsi con Zingaretti.
È vero che il PD sta litigando al suo interno, coi renziani che accusano il segretario di voler far naufragare la trattativa. Ma è vero anche che, ragionando sulle condizioni poste dei dem per un’alleanza, sembra trattarsi di questioni tutt’altro che insuperabili.
Di questo si sarebbe almeno convinto Di Maio. Prendiamo ad esempio il taglio dei parlamentari: i dem non si sono mostrati contrari. Hanno solo detto che la riforma va inscritta in un disegno più ampio che preveda anche una nuova legge elettorale.
Un esito che, del resto, sembra abbastanza naturale, poiché con un parlamento decurtato sarebbe necessario ripensare il meccanismo di voto (e orientarsi, probabilmente, in direzione di una legge proporzionale).
Come scrive La Stampa, i dieci punti letti ieri da Di Maio in conferenza stampa al Quirinale sembrano rivolti esplicitamente al PD e non alla Lega.
“I dieci comandamenti sembrano già nella loro formulazione una risposta di disponibilità rivolta a chi, Nicola Zingaretti, aveva proposto il giorno prima un’agenda di cinque punti. Il M5S rilancia e raddoppia per sedersi al tavolo del segretario dem”, scrive il quotidiano torinese.
“E conta relativamente che Di Maio non abbia mai pronunciato il nome del Pd nel suo intervento di fronte alle telecamere, gettando nell’ansia i suoi parlamentari e i colleghi democratici”.
Quanto a Salvini, la porta dei Cinque Stelle sembra ormai definitivamente chiusa. “Il forno con la Lega continua a essere tiepido per ragioni puramente tattiche – scrive La Stampa – come spiegano i capigruppo ai parlamentari riuniti alla Camera. Dopo tre giorni di silenzio imposto, mentre il Pd era sballottato da un diluvio di voci, i 5 Stelle hanno voglia di far pesare i propri numeri in Parlamento e non concedere al probabile futuro alleato l’impressione di essere pronti ad accettare qualsiasi veto”.
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