Di Maio ministro del Lavoro | Reddito di cittadinanza | Programma di governo
Luigi Di Maio, capo politico del Movimento Cinque Stelle, è stato indicato come vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico nel governo guidato da Giuseppe Conte.
La nascita dell’esecutivo è stata resa possibile dall’accordo raggiunto da M5S e Lega con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla rinuncia a nominare ministro dell’Economia l’economista Paolo Savona, contestato per via delle sue posizioni su Unione europea ed euro.
Savona farà comunque parte del nuovo governo, ma con un ruolo diverso: quello di ministro degli Affari europei.
Al suo posto è stato nominato ministro dell’Economia il professor Giovanni Tria, ordinario di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma e presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.
Qui abbiamo raccolto la lista completa dei ministri del nuovo governo Lega-5 Stelle.
Di Maio, che il 6 luglio compirà 32 anni, sarà il secondo ministro più giovane della storia della Repubblica, dopo Giorgia Meloni, a cui fu assegnato il dicastero delle Politiche giovanili nel 2008, quando aveva da poco compiuto 31 anni.
Il capo politico del Movimento Cinque Stelle sarà anche vicepremier, insieme a Matteo Salvini, segretario della Lega e ministro dell’Interno, in una logica di equilibrio tra le due forze politiche che sostengono il governo.
Così come l’attribuzione a Salvini della delega all’Interno è connessa al fatto che la Lega ha da sempre a cuore temi quali immigrazione e sicurezza, così anche la nomina di Di Maio a ministro del Lavoro risponde alle tematiche più forti portate avanti dal M5S.
Il punto principale della campagna elettorale pentastellata è stato infatti il reddito di cittadinanza.
Ma nel contratto di governo siglato da M5S e Lega sono previsti diversi punti in materia di politiche del Lavoro.
Salario minimo
Uno dei più importanti punti a cui il ministro Di Maio sarà chiamato a dare attuazione riguarda l’introduzione di un salario minimo orario.
Nell’accordo di governo M5S-Lega si legge che “appare di primaria importanza garantire una retribuzione equa al lavoratore”.
Il salario minimo orario, secondo il programma, sarà introdotto per legge “per tutte le categorie di lavoratori e settori produttivi in cui la retribuzione minima non sia fissata dalla contrattazione collettiva”.
Cuneo fiscale e burocrazia
Il contratto di governo prevede una “riduzione strutturale del cuneo fiscale”.
Il ministro Di Maio vi dovrà provvedere d’intesa con il collega Tria, titolare del Mef. In campagna elettorale il leader pentastallato aveva annunciato una “manovra fiscale shock per creare lavoro”, comprendente la riduzione del costo del lavoro e il taglio dell’Irap.
M5S e Lega, inoltre, concordano nel ritenere di dover “liberare le imprese dal peso di oneri, spesso inutili e gravosi”.
Il nuovo governo si è prefissato l’obiettivo di attuare una “semplificazione, razionalizzazione e riduzione, anche attraverso la digitalizzazione, degli adempimenti burocratici connessi alla gestione amministrativa dei rapporti di lavoro”.
Voucher
L’introduzione dei voucher è stato uno dei punti più contestati del governo precedente, al punto che nel 2017 questo strumento è stato abolito. M5S e Lega, tuttavia, lo rimpiangono.
“La cancellazione totale dei voucher ha creato non pochi disagi ai tanti settori per i quali questo mezzo di pagamento rappresentava, invece, uno strumento indispensabile”, si legge nel contratto di governo.
In base a quanto previsto nel programma, il ministro Di Maio lavorerà per “porre in essere una riforma complessiva della normativa vigente volta ad introdurre un apposito strumento, chiaro e semplice, che non si presti ad abusi, attivabile per via telematica attraverso un’apposita piattaforma digitale, per la gestione dei rapporti di lavoro accessorio”.
Reddito di cittadinanza
Da leader del Movimento Cinque Stelle, il neo-ministro Di Maio ha più volte prospettato l’introduzione del reddito di cittadinanza.
Secondo quanto dichiarato in più occasioni, questa misura dovrà servire “ad aiutare chi cerca lavoro”. Ma “nessuno verrà pagato per stare sul divano”, ha sempre precisato Di Maio.
Nel contratto di governo stipulato tra M5S e Lega si parla di uno “strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno”.
Il contributo è fissato in 780 euro al mese per ciascun avente diritto.
L’introduzione del reddito di cittadinanza sarà strettamente intrecciata, nei piani del nuovo governo, a una profonda riorganizzazione dei centri per l’impiego, per cui è previsto un investimento di 2 miliardi di euro.
Per ottenere l’assegno bisognerà iscriversi ai centri e non si potrà rifiutare più di tre offerte di lavoro nell’arco di due anni, pena la decadenza del contributo.
Centri per l’impiego e formazione
Il contratto di governo prevede un investimento di 2 miliardi di euro “per la riorganizzazione e il potenziamento dei centri per l’impiego che fungeranno da catalizzatore e riconversione lavorativa dei lavoratori che si trovano momentaneamente in stato di disoccupazione”.
La riorganizzazione mira a “incrementare la presenza, efficienza e qualità dei servizi per l’impiego”, a “identificare e definire idonei standard di prestazione dei servizi da erogare” e ad “adeguare i livelli formativi del personale operante”.
Nei piani del nuovo esecutivo c’è anche una “profonda riorganizzazione della formazione, finalizzata all’effettivo impiego e di qualità, che guardi non solo alla realtà odierna ma che investa sui settori del futuro al fine di adeguare il lavoro ai cambiamenti tecnologici e di offerta, attraverso processi di formazione continua dei lavoratori”.
Il contratto M5S-Lega parla anche di “favorire, nell’ambito delle scuole secondarie di secondo grado e dell’università, la nascita di nuove figure professionali idonee alle competenze richieste dalla quarta rivoluzione industriale” e di “prevedere misure di sostegno alle micro e piccole imprese nel rinnovamento dei loro processi produttivi”.
Pensioni
Il ministro Di Maio è fortemente critico rispetto alla riforma Fornero.
Nel contratto di governo M5S-Lega si legge che “occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. Fornero, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse”.
“Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti”, si legge nel programma di governo.
Inoltre “è necessario riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza”.
“Prorogheremo la misura sperimentale ‘opzione donna’ che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili”.
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