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    Una settimana fa Di Maio diceva: “I ministri li sceglie il presidente della Repubblica” | Video

    Il capo politico del M5s Luigi Di Maio

    Incalzato dai giornalisti durante le trattative per la formazione del governo Conte, Di Maio aveva riconosciuto la prerogativa di Matterella di scegliere i ministri

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 29 Mag. 2018 alle 12:26 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:21

    In queste ore il Movimento Cinque Stelle non sta arretrando di un passo sulla richiesta di impeachment nei confronti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

    I pentastellati tengono il punto: Mattarella non poteva interferire con la scelta dei ministri, non poteva opporsi alla nomina di Paolo Savona. Aver agito in quel modo implica che, ai sensi dell’articolo 90 della Costituzione, possa essere messo in stato di accusa dal parlamento.

    Al di là della scelta politica, viene imputato al capo dello stato un mancato rispetto delle sue prerogative, una vera e propria violazione della Costituzione.

    In questi giorni si sta discutendo molto sui poteri del capo dello stato e sulla possibilità che egli possa rifiutarsi di nominare un ministro proposto dalle forze politiche impegnate a formare un governo.

    Ci sono stati tre precedenti in cui un presidente della Repubblica ha opposto un rifiuto, e la giurisprudenza costituzionale sembra compatta nello stabilire che il potere di nomina non va considerato una mera formalità.

    Alcuni costituzionalisti hanno firmato in queste ore una lettera di solidarietà nei confronti di Mattarella, sottolinenando come “non esistano i presupporti per l’impechment”, nonché il fatto che “il presidente della Repubblica non è un notaio”.

    La cosa apparentemente più grottesca, però, è che lo stesso Di Maio, che ora vuole mettere in stato di accusa Mattarella, solo sei giorni fa sosteneva che fosse il capo dello stato a dover scegliere i ministri.

    Incalzato dai giornalisti all’uscita da Montecitorio, e in piena trattativa col Quirinale e con la Lega per la formazione della squadra di governo, Di Maio era stato sibillino: “Sui ministri non c’è nessuna discussione in atto, perché i ministri li sceglie il presidente della Repubblica”.

    Dopo il gran rifiuto di Mattarella su Savona, evidentemente, il capo politico del Movimento Cinque Stelle deve aver cambiato idea.

    Qui il video:

    La gaffe di Toninelli: cita un testo di diritto per accusare Mattarella, ma il libro dà ragione al capo dello stato

    In queste ore Danilo Toninelli, per perorare la tesi secondo cui Mattarella avrebbe violato la Costituzione, ha postato su Twitter un passaggio di un manuale di diritto costituzionale dal titolo “Istituzioni di diritto pubblico”, che ha attribuito erroneamente al giurista e membro dell’Assemblea costituente Costantino Mortati.

    “Il presidente della Repubblica – si legge nel passaggio citato da Toninelli – ha un ristretto margine di discrezionalità nella scelta del presidente della Repubblica (mentre non ne ha alcuna nella scelta dei ministri, formalmente demandata al presidente del Consiglio)”.

     

    In primo luogo, come detto, il testo citato dall’esponente pentastellato non è di Mortati, ma del costituzionalista Temistocle Martines.

    Ma soprattutto, se il brano riportato da Toninelli viene letto per intero, si evince chiaramente che Martines dice esattamente il contrario di quanto sostenuto dal senatore grillino.

    La parte citata da Toninelli si riferisce infatti alla “scelta” dei ministri, ma non alla “nomina”, intesa nella giurisprudenza costituzionale come un atto non meramente formale.

    In altre parole, se la scelta è in capo ai partiti, che indicano dei nomi al capo dello stato, quest’ultimo ha poi tutto il diritto di fare le sue valutazioni e di nominare solo chi ritiene adatto a occupare uno specifico ministero.

    Alcuni utenti, su Twitter, hanno riportato per intero il brano di Martines:

    Nel testo di Martines, tra le altre cose, si legge:

    “Un ruolo attivo e propositivo può essere assunto, con somma cautela, dal presidente della Repubblica (quale magistratura di influenza) in caso di crisi del sistema, e può coinvolgere, in misura più o meno ampia, il modo stesso con cui egli intende svolgere la sua funzione; come l’esperienza repubblicana ha ampiamente dimostrato. Occorre però tener conto che il condizionamento dei partiti nella indicazione dei futuri ministri non può giungere a svuotare del tutto il potere di proposta autonoma del presidente del Consiglio incaricato, come richiede l’articolo 92, comma II della Costituzione”.

    Martines spiega quindi come il presidente della Repubblica abbia un ruolo “attivo” e “propositivo”, per poi sottolineare come il presidente del Consiglio non possa essere eccessivamente condizionato, nella scelta dei ministri, non dal capo dello stato, ma dai partiti che lo hanno designato.

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