Di Maio crisi Governo | Lo ha attaccato (giustamente) sui 49 milioni di euro. Con il presidente del Consiglio ha accolto in porto la Sea Watch e ha fatto scendere donne e bambini. Continua a sottolineare gli evidenti problemi di corruzione all’interno del suo partito. Ne denuncia la deriva a destra e ne contesta ormai quasi tutte le dichiarazioni.
Se c’è stato un momento in cui Luigi Di Maio è stato distante da Salvini è esattamente questo: mai come ora il Movimento 5 Stelle ha preso le distanze dal leader della Lega e dai suoi sproloqui rivenduti come bassa propaganda per insistere in una visione emergenziale e imbruttita di un Paese che invece aspetta riforme vere nei settori che contano.
Questo è il quadro attuale ma il gioco della politica, si sa, è molto più banale di quello che vorrebbero farci credere e sarebbe facile pensare che il giochetto dello sputarsi addosso sia il trucco per fare campagna per le europee (che entrambi hanno banalizzato in un referendum su loro stessi dimenticato i veri temi europei) e il dubbio è che la luna di miele possa poi tranquillamente ricominciare.
Da mesi entrambi sono stati bravissimi a rimangiarsi le promesse fatte, le cose già dette e a riabbracciarsi come due vecchi amanti che non si vogliono lasciare mai per davvero. Il sospetto che tutto rientri in una strategia elettorale.
Poi c’è altro, volendo bene vedere: fare uno l’opposizione dell’altro toglie inevitabilmente spazio all’opposizione (che, diciamolo, si oppone come può) sui media e sui giornali costruendo un fenomenale cortocircuito per cui le risposte al governo arrivano da membri dello stesso governo, e via così, con una monopolizzazione che farebbe impallidire anche i più abili strateghi democristiani.
Allora Di Maio faccia una cosa, se davvero vuole mostrare di essere così moderato e coraggioso come dice: faccia cadere il governo. Lo faccia una volta per tutte. Cerchi una maggioranza che non contenga figli e figliastri di Mussolini oppure costringa Salvini a riabbracciare Berlusconi smentendo di fatto tutto ciò che ha detto.
Sarebbe la più esplosiva, chiara e forte delle decisioni da prendere e soprattutto dimostrerebbe davvero che sono solo i punti del contratto di governo a interessarle e non il potere per il potere.
Così facendo potrebbe anche zittire tutti coloro che da tempo accusano il Movimento 5 Stelle di essere colpevolmente alleato (e quindi allineato) a posizioni retrogradi e antistoriche sui diritti civili e sui diritti umanitari. Insomma, Di Maio, faccia quello che dice e tutti noi saremo pronti a riconoscere i nostri giudizi ingenerosi. Facile, no?