Dopo le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale, un accordo di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle appare sempre più probabile.
“Proponiamo un contratto di governo sul modello tedesco, che individuerà i temi da affrontare insieme, ma anche i tempi e le procedure. Il Movimento 5 Stelle può sottoscrivere questo contratto o con la Lega o con il Pd, questi sono i nostri due interlocutori, ma è chiaro che sono due soluzioni alternative”, ha detto Di Maio al termine delle consultazioni.
Poiché però il Pd sembra indisponibile a un dialogo coi pentastellati, ecco che Salvini resta l’unica sponda realistica per il Movimento nell’ottica di formare un governo.
Proprio per questo motivo, nelle ultime settimane si sono decisamente ammorbiditi i toni con cui i leader pentastellati si rivolgono a quelli che, in teoria e fino alla stipula ufficiale di un accordo, rimangono i loro avversari.
La necessità di trovare un’intesa ha prodotto tra Lega e M5s un miracoloso cambio di linguaggio.
Ora i pentastellati rispettano Salvini, e Salvini rispetta loro, ma le cose non sono sempre andate così.
Il video di Di Battista
In un video del 2013, Alessandro Di Battista, che non si è ricandidato a queste elezioni ma che è stato per tutta la precedente legislatura la figura di punta del Movimento assieme a Di Maio, attaccava pensantemente Salvini e la Lega, definendoli “ladri” e “nemici”.
“Salvini è un razzista, ma non lo attacco per questo, bensì per i soldi. Oggi ci descrivono la Lega come forza anti-casta, ma ricordiamoci di alcune cifre: dal 2013 grazie a Maroni dai conti della Lega sono usciti in soli 6 mesi 5,9 milioni di euro per autonoleggi, cambi gomme, 50 mila euro per la scuola della moglie di Bossi. Soldi nostri! Vi rendete conto!”
Di Battista nel video fa luce su rimborsopoli, lo scandalo che nel 2013 si è abbattuto sulla giunta regionale leghista del Piemonte: “Spese pazze, denaro pubblico usato per scopi privati. Rimborsi per acquisti di sigarette, cravatte, dvd di film e un paio di mutande verdi!”
Nella sua invettiva Di Battista non risparmia nemmeno il giornale “La Padania”, ma soprattutto se la prende con Matteo Salvini:”Faccia nuova? Ma di che! È uno che ha sempre vissuto di politica, chissà quanti soldi ci ha rubato!”.
Di Battista, nel video, definisce esplicitamente i leghisti come nemici: “È importante attaccare il NEMICO, perché di nemico si tratta, nel modo giusto!”
Ecco il video completo:
Gli insulti di Grillo a Salvini a ottobre 2017
Di Battista non è l’unico esponente del M5s ad aver attaccato pesantemente Salvini e la Lega in passato.
Beppe Grillo non si è mai distinto per i suoi toni pacati. I suoi insulti hanno colpito, nel corso del tempo, politici di tutti gli schieramenti. Il “Vaffa”, del resto, per un lungo periodo era stato assurto dal fondatore del Movimento Cinque Stelle a mantra che condensava in cinque lettere un’intera filosofia politica, meritevole addirittura di un giorno (il “Vaffa-day”) specificamente dedicato.
Non stupisce quindi che anche Salvini sia stato oggetto degli strali di Grillo. Se oggi il leader della Lega, per i pentastellati, è un interlocutore da ascoltare nell’ottica di formare un governo, solo nell’ottobre del 2017, non più di cinque mesi fa, Grillo lo definiva sul suo blog “un traditore” che “fa più schifo di Renzi e Berlusconi messi insieme”.
Nel suo post, intitolato “Matteo Salvini, il grande bluff”, Grillo scriveva: “”Matteo Salvini ha gettato definitivamente la maschera. È uno di loro. E questo è il post definitivo che conferma tutta la sua incoerenza. Matteo Salvini è un traditore politico. Leggi tutto ciò che ha fatto e fallo leggere ai tuoi amici. È vergognoso”.
“La sua Lega Nord dopo gli scandali degli investimenti in Tanzania e dei diamanti comprati da Belsito con i soldi pubblici era arrivata al 3%. Per risollevarsi Salvini in questi mesi ha fatto un lavoro sporco: ha copiato e si è appropriato dei temi e di gran parte del programma politico-elettorale del MoVimento 5 Stelle ed ha iniziato una finta campagna elettorale contro il sistema dei partiti. Ma è tutto un bluff”.
“Davano del mafioso e del piduista a Berlusconi e ora sono fedeli alleati nelle Regioni e nei Comuni. Volevano bruciare il tricolore e sono alleati della nazionalista Meloni. Urlavano ‘Roma ladrona’ e oltre a non tagliarsi mai lo stipendio si sono intascati 180 milioni di euro di finanziamento pubblico ai partiti (di cui 48 milioni utilizzati in maniera illecita)”.
“Urlano ‘basta tasse’ e le hanno alzate quando sono stati al governo. Gridano ‘onestà’ e mettono i condannati nelle loro liste. Gridano ‘basta immigrati’ e hanno firmato il regolamento di Dublino. Gridano ‘basta campi nomadi’ e quando erano al governo hanno finanziato i campi rom di Mafia Capitale con decine di milioni di euro dati alla Giunta Alemanno”
“Ora Salvini ha gettato definitivamente la maschera. Si è alleato con Berlusconi, Renzi, Alfano, Verdini, Casini vendendosi completamente proprio a quel sistema che per anni ha fatto finto di contrastare, ingannando i cittadini. La conclusione è che Salvini fa piu schifo di Renzi e Berlusconi messi insieme”.
Gli insulti di Grillo a Salvini negli anni passati
Il campionario degli insulti di Grillo a Salvini è comunque, come si può immaginare, assai ampio. Andando a ritroso sul blog del comico, si trovano post in cui Salvini è definito a vario titolo “ladro”, “razzista”, “sparaballe”, “impresentabile”, addirittura “puzzone”.
“Meridionali si nasce, razzisti si diventa. Salvini con il suo stipendio da deputato rappresenta anche loro. La pecunia dei terun non olet, Salvini invece sì”, è la frase con cui Grillo sentenzia sul cattivo odore del leader leghista in un post del 2015.
Non mancavano, sul blog, anche fotomontaggi in cui Salvini è raffigurato, ad esempio, con orecchie d’asino.
Quando Di Maio diceva: “Mai con Salvini”
Non più tardi di qualche mese fa, anche l’attuale capo politico del M5s, Luigi Di Maio, escludeva categoricamente un’alleanza con la Lega, usando argomenti di questo tenore: “Se Salvini cerca di rifarsi una verginità politica, ammiccando ancora a un’alleanza con noi sbaglia di grosso. Ripeto per l’ennesima volta: il M5s non fa alleanze con i partiti che hanno disintegrato il nostro Paese”.
La linea-Grillo, insomma, nella sostanza era condivisa da tutto il Movimento.
I programmi di Lega e M5s
Ora però, mutate le circostanze, un’alleanza tra questi due partiti è assai probabile. Su TPI abbiano analizzato i programmi di Lega e M5s per capire su quali proposte potrebbero convergere una volta al governo e su quali punti invece le differenze sono difficilmente conciliabili.
Ecco alcuni esempi:
Immigrazione
Sebbene i programmi dei due partiti non siano certo identici su questo tema, è indubbio che sull’immigrazione i punti di contatto tra pentastellati e leghisti ci siano.
Le proposte del Movimento Cinque Stelle in questo ambito sono principalmente due: migliorare la cooperazione internazionale finalizzata alla stipula di trattati per i rimpatri, e 10.000 nuove assunzioni nelle commissioni territoriali per valutare, in un mese, come negli altri paesi europei, se un migrante ha diritto a stare in Italia o no.
Ci sono quindi delle sicure convergenze con la Lega perlomeno sul fronte dei rimpatri. Il Carroccio propone misure più radicali come l’introduzione di una nuova legge che punisca l’immigrazione irregolare.
Matteo Salvini, a poche settimane dal voto, ha anche definito l’Islam “incompatibile con la Costituzione italiana”. “L’Islam costituisce un rischio evidente – aveva detto Salvini – perché vuole far prevalere una legge religiosa sulla legge nazionale. Non voglio certo fare la fine del Regno Unito, in cui i tribunali inglesi sono stati sostituiti da quelli islamici”.
Le posizioni tendenzialmente più moderate dei Cinque Stelle e quelle più radicali della Lega su questo tema non sembrano comunque inconciliabili.
Va ricordato che entrambi i partiti hanno espresso la loro contrarietà alla legge sullo Ius soli, inizialmente proposta dal Partito Democratico nella legislatura appena conclusa ma che non è mai stata tramutata in legge.
Provvedimenti che rendano più semplice l’acquisizione della cittadinanza per gli immigrati, quindi, con questi due partiti alla guida del paese, sono assolutamente da escludere.
Anche dal punto di vista delle relazioni con le istituzioni europee, il percorso di Lega e Cinque Stelle è stato analogo. Dopo essersi assestati per anni su posizione radicali, a partire dall’uscita dall’euro, ora entrambi i partiti hanno parzialmente rivisto questo schema.
Di Maio, proprio in campagna elettorale, ha affermato esplicitamente che “non è più il momento di uscire dall’euro”. Dal canto suo Salvini, nella conferenza stampa tenuta a Strasburgo martedì 14 marzo, ha dichiarato: “Sarebbe impossibile un’uscita dell’Italia dall’euro improvvisa e solitaria”.
Si può quindi dire che sia il Movimento che la Lega condividono le critiche alle politiche di austerità e ai vincoli di bilancio imposti dall’Europa, e che entrambi vorrebbero ridiscutere i trattati europei senza però, almeno per il momento, uscire dalla moneta unica.
Tasse
Uno dei punti su cui un ipotetico governo tra leghisti e grillini farebbe più fatica a trovale la quadra è la tassazione.
Come è noto, il centrodestra, Lega compresa, ha proposto dall’inizio della campagna elettorale la flat tax, ovvero un sistema fiscale che applica la stessa tassazione, in termini di aliquota, a tutti i contribuenti, indipendentemente dal loro reddito.
La Lega ha proposto una tassazione uguale per tutti al 15 per cento, il che implicherebbe una drastica riduzione delle imposte soprattutto per i redditi più alti.
La posizione dei pentastellati è differente, e si appunta su una riduzione delle imposte soprattutto per le classi medie, con una no tax area per i redditi fino a 10mila euro.
Reddito di cittadinanza
Il grande cavallo di battaglia dei grillini, il reddito di cittadinanza, è una misura che non è vista affatto di buon occhio dalla Lega. Salvini ha ribadito a più riprese di non voler dare soldi “a chi sta a casa senza fare niente” (sebbene il reddito di cittadinanza dei Cinque Stelle non preveda questo).
Al momento questo appare l’elemento di maggiore distanza tra i due partiti. Dopo le aspettative suscitate in campagna elettorale, sarebbe assai difficile per il Movimento non tenere fede all’impegno del reddito di cittadinanza senza che i suoi elettori si sentano traditi.
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