“È un momento di follia generalizzata”. Con queste poche parole, la vicesegretaria del Pd, Paola De Micheli, definisce questo agosto di crisi politica (qui le ultime notizie di oggi). Piacentina, carattere pragmatico, nella scorsa legislatura è passata dall’essere sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle Finanze a Commissario per la ricostruzione del terremoto del 2016. In queste ore rappresenta la voce ufficiale del Pd nel corso di una crisi di governo che per ora è solo annunciata.
Uno solo, con alcuni esponenti autorevoli delle minoranze che esprimono la loro opinione.
Ancora, ieri sera, Salvini chiamava Di Maio “suo amico”. Non ho notato questo grandissimo cambiamento nelle condizioni politiche generali per addivenire con disinvoltura a certe operazioni di governo. Mi sembra di vedere che la situazione spinge verso le elezioni. Noi abbiamo dato una disponibilità al Quirinale a valutare eventuali cambi di scenario.
Ieri l’apertura di Salvini sul voto delle riforme costituzionali mi ha colpito molto. Con l’operazione di ieri si è inventato qualcosa per prendere tempo.
Martedì Conte sarà al Senato, oramai si tratta solo di avere la pazienza di aspettare e godersi il Ferragosto in attesa di capire qual è il destino. Le condizioni politiche oggi per fare un governo non ci sono. C’è però la disponibilità a valutare eventuali cambi di scenario che portino verso un esecutivo vero e non finto.
Un governo che non abbia aggettivi. In questi giorni si parla di tutto: dal governo del Presidente, al governo di convergenza, al governo tecnico, e non so più. La direzione è stata convocata nel momento in cui avremo la certezza di avere qualcosa da discutere perché, allo stato attuale delle cose, la crisi non è stata formalizzata e se Conte non dà le dimissioni bisognerà votare la mozione di sfiducia. Quindi quando ci sarà la direzione valuteremo bene se le condizioni sono cambiate e se ci saranno le condizioni per fare un governo.
È tutto un lavoro da fare collettivamente che svilupperemo durante la direzione. Non passa attraverso colpi di genio dei singoli.
L’ho sempre riconosciuto, scopro che adesso anche tutto il resto del paese se ne rende conto. Nessuno ha sottolineato che è stato il Pd a far saltare il governo con l’operazione Tav. Zingaretti è diventato segretario dicendo che bisognava far saltare il governo e ci è riuscito, forse. È chiaro che la crisi si è aperta perché quella tattica di insistere il più possibile sulle contraddizioni. Abbiamo provato a infilare il dito, il più profondamente possibile, nelle contraddizioni delle posizioni dei due partiti di maggioranza. Noi ci abbiamo messo il turbo a questa crisi.