“Voglio essere io a decidere come deve ripartire Napoli”. Il sindaco Luigi de Magistris è molto critico sulla Fase2 e sulla decisione del governatore della Campania Vincenzo De Luca di non siglare il decreto Conte e di riaprire le attività in ritardo rispetto al resto d’Italia (il 21 maggio) con un’ordinanza regionale. TPI ha intervistato l’ex pm per capire meglio le prossime mosse di Napoli, una delle città metropolitane che ha registrato meno casi di Covid-19 in tutta la penisola.
Dopo l’ordinanza della Regione Campania, lei ha detto che avrebbe chiamato De Luca. L’ha sentito?
Sì, ci siamo chiamati poco fa e ci vedremo a breve.
Ma perché non ha condiviso la posizione del governatore De Luca sulla riapertura il 21 maggio?
La trovo completamente incomprensibile. Assurdo. Punto primo perché c’è un accordo della conferenza Stato-Regioni e non è che una regione si defila così, unilateralmente. Secondo, l’ordinanza di De Luca è arrivata alle 23.30 di domenica sera 17 maggio, quando tutti i ristoratori e i pizzaioli erano pronti a riaprire. Tutto questo per spostarla dal 18 al 21: non capisco per 3 giorni che cosa cambia da un punto di vista sanitario…
A cosa servono questi tre giorni?
Ah, non ne ho idea! Fossero state due settimane, per controllare ancora il contagio, avrei capito.
Ma i ristoranti e i bar erano pronti a riaprire?
Assolutamente sì. Hanno i DPI, si sono organizzati per rispettare il distanziamento sociale. Anche per loro è stata una brutta sorpresa l’ordinanza di domenica notte.
La trova solo una mossa di comunicazione politica?
Sì, sembra voler mettere confusione sul campo. È stata una propaganda di De Luca per mettersi in mostra, per dire che la nostra Regione decide da sola. Quando invece c’è un caos istituzionale che non finisce più.
Quali sono gli errori di questo caos istituzionale?
Ci sono stati dei punti deboli che possono peggiorare ancora di più nella fase della ripresa. Nella fase1 c’è stato un coordinamento centralizzato che si poteva anche comprendere, ma anche lì lo Stato ha deciso unicamente con le Regioni, togliendo ai sindaci il potere delle ordinanze. Invece, non riesco a capire questa centralizzazione sulle Regioni nella fase2! Come si può pensare di far ripartire il paese così? Dal mercatino, al parco, alla distanza dei tavolini… Ma che ne sa la Regione? Queste attività le fanno i sindaci, perché possono gestire i territori, conoscono i cittadini casa per casa. Questo è un errore di strategia e di visione.
Perché nella fase della rinascita i sindaci sono così importanti?
Perché dovrebbero decidere come e quando tenere aperti i locali, come far ripartire il turismo, come rilanciare il sistema città… Questo già in tempo di pace, ma in tempo di guerra io credo ancora di più. I sindaci sarebbero stati pronti a prendere responsabilità e poteri, e avremmo senz’altro alleggerito la burocrazia in questo periodo.
Insomma, le Regioni non conoscono i loro territori…
No, e secondo me dobbiamo far sentire la nostra voce non solo come sindaci, ma come consorzi. Per esempio l’Anci dovrebbe richiedere più potere ai sindaci e farsi ascoltare dal governo.
Lei cosa avrebbe fatto al posto di Conte?
Avrei richiamato subito un tavolo di sindaci. Perché avranno anche mille difetti, ma hanno il pregio di essere uniti, oltre il partito politico e oltre le polemiche. E poi stiamo in strada, eletto direttamente dal popolo. La gente sa dove abitiamo, sa dove venirci a prendere se sbagliamo. Al contrario delle Regioni.
Qualcuno però, anche fuori dall’Italia, ha particolarmente ammirato l’operato di De Luca in questa emergenza Coronavirus…Come si è comportata la Campania in questi due mesi secondo lei?
Devo essere molto sincero. In Campania, e io parlo per Napoli, il contenimento del contagio non può assolutamente essere considerato un merito del presidente di Regione. Il merito è dei cittadini che si sono chiusi in casa e dei medici che con tanta cura hanno trovato farmaci e hanno dato tutto per i pazienti.
Però c’è da dire che c’è stata anche una scelta di comunicazione forte da parte della Regione per il lock down…
Capisco che in questo momento la comicità conta più della politica, ma i napoletani non è che si sono chiusi in casa perché erano minacciati con il lanciafiamme. I napoletani sono un popolo intelligente, dalla forte intuizione. Hanno capito benissimo cosa stava succedendo in Lombardia e si sono resi conto delle condizioni in cui si trovava la sanità campana martoriata.
Ovvero?
Noi abbiamo cominciato la fase di epidemia con 334 posti di terapia intensiva su 6 milioni di abitanti. Dopo che solo nell’area metropolitana di Napoli sono stati chiusi 3/4 ospedali e presidi di Pronto Soccorsi. Servono numeri, altrimenti andiamo solo dietro la propaganda. Medici e infermieri ridotti all’osso, mascherine che non arrivavano. La Regione che non faceva i tamponi. Prima dei lanciafiamme, è lo stesso presidente della Regione ha tagliato sulla sanità pubblica.
De Luca è stato più efficace di Fontana però…
Su questo non posso che concordare, è l’unico merito. Penso che sulla comunicazione sia stato molto bravo, si è fatto amare sui social. Però se poi vogliamo raccontare i fatti, non prendiamoci in giro. Avendo avuto qualche giorno di tempo in più, i cittadini meridionali hanno fiutato il pericolo e sono stati bravi e responsabili. Parliamoci chiaro: se fosse davvero arrivato il contagio non c’erano comunicazioni che potevano tenere, qui sarebbe stata una catastrofe.
Senta, ma secondo lei se il peggiore focolaio fosse stato a Napoli invece che a Bergamo… La Lombardia avrebbe chiuso o avrebbe invece continuato la produzione?
Se fosse andata così, io penso che avrebbero cancellato l’Italia meridionale dalla cartina geografica europea. Se ci fosse stato addirittura un altro governo, come quello di un anno fa, avrebbero alzato il muro. The Wall, come la canzone dei Pink Floyd. Avrebbero messo i soldati e sparato al primo terrone che alzava la testa. Una Regione ha costretto tutta Italia a rimanere chiusa anche quando i contagi si riducevano verso lo zero, ma al contrario non sarebbe mai andata così.
A livello di aiuti economici, il governo in che modo ha aiutato Napoli? E quanto è stato stanziato per la Fase2?
Altro aspetto del caos: il decreto legge è stato annunciato giorni fa, ma ad oggi il decreto non è stato ancora pubblicato. Quindi non sappiamo di cosa stiamo parlando. Dalle anticipazioni… a noi praticamente arriva un’elemosina! Le faccio un esempio: come Anci avevamo chiesto 6 miliardi per far rientrare i soldi persi in questi mesi di emergenza, e invece ci arrivano 3 miliardi. Avevamo chiesto una serie di misure economiche, che non ci sono state accordate.
E invece nella Fase1?
Nella Fase1 il governo ci ha fatto avere 7 milioni di euro che sono serviti per quell’immediato aiuto alle persone fragili. E così siamo arrivati ad aiutare circa 100mila cittadini napoletani. Invece ora, rispetto ai 250 milioni di contributi, dovremmo avere un’anticipazione per 11 milioni di euro e a saldo circa 40 milioni euro. Praticamente zero. Una zavorra che sembra voler affossare il sud ancora di più.
Insomma, Conte parla dei sindaci come sentinelle del territori, ma poi li abbandona?
Ho molto apprezzato quando usò questa frase in conferenza stampa. Ma poi questo complimento non ha rispecchiato la realtà. Se il governo non ascolta le proposte delle sentinelle, quindi dei soldati in prima linea, si sta preparando a perdere la guerra. Perché se non conosci il campo di battaglia, e se non conosci chi ha lottato a mani nude, non credo si possa andare da nessuna parte.
E come fanno allora le attività a riaprire?
La prima scommessa è alzare la saracinesca. Qui c’è qualcuno che non avrà proprio le forze per riaprire. Poi una volta alzata, devi cominciare con una macchina che è stata chiusa per molto tempo….E devi vedere se c’è la benzina. E dallo Stato questa benzina non è ancora arrivata.
E poi bisogna vedere se questa “benzina”, questi soldi, li mette la criminalità prima ancora dello Stato…
Esatto, qui si apre un altro capitolo che incredibilmente non è stato calcolato in questa pandemia. Mentre lo Stato è farraginoso, burocratico e non riesce ad arrivare con rapidità, in tutta Italia (non solo a Napoli) c’è una criminalità molto radicata che non ha per nulla burocrazia e che, al contrario, è pronta a offrire soluzioni. Conosce il territorio e sa dove andare, tanto dalle persone che hanno fame con il volto dell’usuraio, tanto dall’esercizio che non riesce a aprire e si presenta e gli propone di entrare in società. Se non ci sbrighiamo, in questa ripresa il PIL sarà ancora più inquinato da capitali illeciti. E è una realtà che non si può sottovalutare.
Dopo questa lunga chiusura, come pensa di far ripartire il turismo, che è così importante a Napoli?
Voglio trasformare Napoli in un villaggio all’aperto, in uno spazio pubblico con cultura disseminata. Con negozi e attività nei parchi, nelle strade, sul lungomare. Ce la faremo con innovazione, creatività e sicurezza sanitaria che possiamo garantire con i pochissimi contagi che abbiamo. Addirittura abbiamo avuto meno morti rispetto all’anno scorso. La nostra città ce l’ha sempre fatta, ce la farà anche questa volta.
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