“In un paese civile a Luigino Di Maio toglierebbero i 13mila euro di stipendio e lo manderebbero a comprarsi la merendina”. Era il 2016 quando il governatore della Campania Vincenzo De Luca attaccava l’allora vicepresidente della Camera. Un tema, quello delle retribuzioni, su cui lo sceriffo di Salerno è tornato spesso nel corso degli anni: “Giggino di Maio? 13 mila euro al mese per fare i saltelli in piazza. Truffatori e incoerenti”, tuonava qualche anno dopo. Per carità: non c’è ombra di dubbio che Di Maio abbia visto impennarsi il suo reddito da quando è entrato in Parlamento. Ma non è certamente il solo. C’è un deputato, tanto per dire, che nel 2018, anno di elezione alla Camera, dichiarava un reddito pari a 1.445 euro. Nell’ultima dichiarazione, depositata a “Montecitorio lo scorso luglio, invece, il reddito è salito a quota 136.687 euro. Di chi parliamo? Di Piero De Luca, oggi vicepresidente del gruppo parlamentare Pd alla Camera e, soprattutto, figlio proprio di Vincenzo De Luca. Certo, i guadagni verosimilmente non dipendono soltanto dall’attività da onorevole, ma c’è da giurarci che proprio quest’ultima abbia dato una spinta decisiva, quella stessa spinta che papà Vincenzo rinfacciava a “Luigino”……
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