Sono già 44, e stanno aumentando di ora in ora, le piazze convocate dalla comunità e dal movimento LGBT+ italiano per reagire all’affossamento in Senato del ddl Zan. A queste piazze va la mia solidarietà, il mio sostegno, il mio grazie: lì dove non potrò essere fisicamente, sono e sarò presente con il cuore. Una mobilitazione imponente, che porta un messaggio chiaro: non sarà un voto procedurale – non nel merito quindi – a fermare il cammino dei diritti nel nostro Paese.
Un voto che ha responsabilità evidenti: nonostante il ridicolo tentativo di scaricarle su PD, M5s e LEU, è noto a tutte e tutti – ed è chiaro soprattutto a quelle piazze – che l’esito del voto di mercoledì scorso è la diretta conseguenza della diga aperta, in Senato, dal voltafaccia di Italia Viva. Renzi e i suoi, dopo aver sostenuto e votato il ddl alla Camera, hanno fatto venir meno il loro appoggio in Senato, sostenendo – contro ogni evidenza – che con poche modifiche al testo sarebbe stato possibile raggiungere un accordo con la Lega e le destre.
Non mi interessa sapere quanta e quale acqua si sia infilata in quella diga. Quel che importa è che è stato quel cedimento, che tradiva il voto di IV alla Camera, a condurre all’affossamento del ddl Zan. La posizione del PD è stata ferma, coerente, chiara: nessuna mediazione al ribasso. Il testo Zan era un buon testo, condiviso con tutti i deputati e i senatori Pd della commissione giustizia, già mediato per oltre un anno alla Camera grazie al lavoro prezioso di Alessandro Zan e Laura Boldrini con cui ho lavorato quotidianamente.
L’approvazione del testo non poteva avvenire cedendo al ricatto di escludere soggettività, a partire dalle persone trans*, che nel riconoscimento dell’identità di genere trovano l’unica tutela possibile. D’altra parte, la disponibilità al dialogo manifestata dal Segretario Letta già domenica sera è stata ignorata: e il voto favorevole alla tagliola ha impedito ogni possibile confronto nel merito.
Nessuna posizione populista, nonostante le accuse che ci vengono rivolte da chi evidentemente non sa come giustificarsi; ma solo la difesa della giustizia, dell’eguaglianza, della pari dignità di ogni persona. Una posizione che è frutto della determinazione del segretario Letta, assieme a tutto il gruppo dirigente, a partire dalla capogruppo Malpezzi; una posizione giusta, come dimostra l’accoglienza riservata a esponenti del PD nelle piazze di queste ore. Per questo, rivolgo un appello a tutte le Federazioni locali, alle militanti e ai militanti del Partito democratico: uniamoci alla mobilitazione, siamo presenti con le nostre bandiere, senza paura e con orgoglio.
La nostra lealtà verso la comunità LGBT+ e il nostro coraggio sono stati riconosciuti e, nonostante la sconfitta parlamentare, le piazze ci stanno accogliendo con calore. Questa profonda sintonia con la parte migliore del Paese è un patrimonio prezioso, che non deve essere disperso e darà al PD la forza di continuare la propria battaglia per i diritti e per l’eguaglianza.