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    Ddl Zan, Renzi in Arabia Saudita nel giorno del voto. Il leader di Italia viva: “Colpa di Pd e M5s”

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 28 Ott. 2021 alle 08:56 Aggiornato il 28 Ott. 2021 alle 09:03

    Ddl Zan, Renzi in Arabia Saudita nel giorno del voto. Il leader di Italia viva: “Colpa di Pd e M5s”

    In Arabia Saudita nel giorno del voto cruciale sul disegno di legge Zan, Matteo Renzi si è scagliato contro Partito democratico e Movimento 5 Stelle per il fallimento della proposta contro l’omotransfobia.

    “Per mesi ho chiesto di trovare un accordo per evitare di far fallire il ddl Zan”, avrebbe detto Renzi ai membri del suo partito, Italia viva, che nei mesi scorsi aveva sostenuto il ddl prima di essere accusato di aver appoggiato chi voleva affossarlo. “Hanno voluto lo scontro e queste sono le conseguenze. Chi polemizza sulle assenze dovrebbe fare i conti con i 40 franchi tiratori. La responsabilità di oggi è chiara: e dire che per Pd e 5 stelle stavolta era facile, più facile dei tempi di ‘O Conte o morte’. Non importava conoscere la politica, bastava conoscere l’aritmetica”, i commenti di Renzi riportati da Adnkronos.

    Ieri il Senato ha approvato con 154 voti favorevoli, 131 contrari e due astenuti, in un voto a scrutinio segreto, la cosiddetta “tagliola”, con cui Lega e Fratelli d’Italia hanno chiesto di non passare all’esame degli articoli del ddl Zan. Si blocca così l’iter della proposta di legge che era stata già approvata dalla Camera, che amplia l’attuale “legge Mancino” che già punisce i reati d’odio per ragioni razziali, etniche, religiose o legate alla nazionalità, prevedendo fino a quattro anni di carcere per chi discrimina gay e trans. La discussione sui temi al centro del provvedimento potrà ripartire in commissione non prima di sei mesi, ma dovrà riguardare un nuovo testo.

    “Italia viva si è messa flirtare con il centrodestra, con la Lega” ha detto Alessandro Zan, primo firmatario della proposta, accusando il partito, fuoriuscito dal Pd, di essersi avvicinato a chi “è amico di Orbán (…). Quello che ha votato le leggi omotransfobiche. Che ha tappato la bocca ai giornalisti. Che ha chiuso le università”.

    .Nel giorno del voto, il leader di Italia viva Matteo Renzi, si trovava a Riad per partecipare a un evento del FII Institute (Future Investment Initiative Institute), la fondazione controllata dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita. L’iniziativa rientra negli sforzi del principe ereditario, e leader di fatto dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman di accreditarsi a livello internazionale e scrollarsi di dosso le accuse di violazioni dei diritti umani dopo l’accusa di aver ordinato l’uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. In Arabia Saudita, l’omosessualità è punita con la fustigazione e il carcere.

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