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    Caro ministro Bianchi, il “curriculum dello studente” è classista e incostituzionale

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 12 Mag. 2021 alle 10:15 Aggiornato il 30 Apr. 2024 alle 18:32

    Premiare il merito è senz’altro un obiettivo giusto e condivisibile. Uno stimolo ad impegnarsi al massimo. Ma cosa succede se nella voglia di premiare il merito si finisce per sfociare nel classismo premiando un “merito” ereditario e non guadagnato? L’articolo 3 comma 2 della Costituzione costituì un passo in avanti rispetto a quanto sancito dal precedente Statuto Albertino, perché per la prima volta si stabiliva il principio di uguaglianza sostanziale e non solo uguaglianza formale: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Dunque per la prima volta si sanciva l’uguaglianza non soltanto tra persone che differiscono per orientamento sessuale, religioso, politico, ma si affermava l’assoluta necessità di garantire uguali condizioni di partenza per chiunque.

    Invece la direzione dell’attuale ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi pare essere opposta: creare ostacoli, non rimuoverne. Il curriculum dello studente è un documento da compilare con le attività extrascolastiche svolte durante il periodo delle scuole superiori. Benché non abbia incidenza (e menomale!) sul voto finale della maturità, il curriculum dello studente fornisce alla commissione d’esame informazioni sul percorso dello studente relativo all’ambito scolastico ed extrascolastico di cui “tenere conto” nel colloquio.

    Ma cosa succede se uno studente non ha potuto svolgere attività perché ha dovuto aiutare la famiglia lavorando, facendo il cameriere, lavoretti part-time, talvolta in nero? Cosa succede se uno studente non ha potuto avere la fortuna di un genitore che godesse della sufficiente stabilità economica necessaria a fargli frequentare questo corso di teatro o quel corso di danza che magari a lui o lei tanto piacere avrebbe fatto frequentare, ma non ne ha avuto la possibilità? La scuola deve essere, tra le tante cose, strumento di emancipazione delle classi meno abbienti, non deve al contrario penalizzare chi non ha le possibilità di svolgere attività che esulano dal normale percorso scolastico comune a tutti gli studenti della propria scuola e del proprio indirizzo di scuola superiore.

    Qual è la risposta della sinistra dinanzi a questa misura che va nuovamente contro una maggiore uguaglianza quantomeno nelle opportunità di cui un individuo può godere? Qual è la risposta dei liberali che tanto esaltano il merito guadagnato con il duro lavoro, ora che invece si premia il merito ottenuto grazie alla fortuna di essere nato in un determinato contesto sociale piuttosto che in un altro?

    Tra i numerosi problemi evidenziati, di cui il ministro avrebbe sicuramente dovuto tenere conto, anche quello della mancanza di strutture per svolgere questo tipo di mansioni in numerose zone del nostro Paese: si pensi alle periferie degradate come Scampia, Quarto Oggiaro, Tor Bella Monaca; uno studente di queste zone, per il solo fatto di essere nato lì al posto che al Vomero, ai Parioli o in qualsiasi altra zona che offra numerosi stimoli alla popolazione studentesca, vale di meno?

    Il curriculum dello studente tradisce la volontà di insistere in un cambiamento della scuola che la conduce verso una direzione sempre più esclusiva ed elitaria, de facto snaturandone le funzioni primarie di formazione e sviluppo. Quale la risposta della sinistra che pure prende parte al governo Draghi? Quale l’ammissibilità costituzionale? Sono domande che restano per il momento senza risposta, nel frattempo gli studenti di quinta superiore dell’anno scolastico 2020-2021 si trovano a fare i conti con scelte ingiuste.

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