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    Crisi di governo, retromarcia di Salvini, ecco il suo piano diabolico: ora è persino pronto a fare Di Maio premier

    Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Credit: Michele Spatari/NurPhoto

    Così il leader della Lega punta a uscire dal momento di difficoltà e sventare il piano di alleanza M5S-Pd

    Di Luca Telese
    Pubblicato il 16 Ago. 2019 alle 15:19 Aggiornato il 17 Ago. 2019 alle 14:34

     

     

    Crisi di governo, il piano di Salvini: Di Maio premier

    La notizia ha iniziato a correre questa mattina. La controfferta-shock della Lega è l’ultimo tentativo per provare a ricucire la maggioranza gialloverde. È la risposta all’offensiva di tutti coloro che nel Pd ormai stanno apertamente lavorando (come vi avevamo raccontato) per un nuovo governo. Ma la notizia è una bomba. Matteo Salvini, che parlerà alla Versiliana domenica sera, vuole mettere sul tavolo, consigliato dal suo stratega Roberto Calderoli, un’offerta indecente per il Movimento Cinque Stelle. Una proposta che deve servire a questo obiettivo di ricomposizione, e che suona più o meno così: rimettiamoci insieme, chiudiamo questa parentesi litigiosa. Sì, è uno dei tanti litigi che abbiamo avuto, ma la metafora coniugale della coppia che scoppia ma poi pensa ai figli, alla casa, alle cose della vita e si rimette insieme è perfetta per capire.

    La notizia shock è che Matteo Savini vuole proporre al Movimento Cinque Stelle di mandare in Europa Giuseppe Conte e di spedire a Palazzo Chigi Luigi Di Maio. Ovviamente il posto in Europa è quello che spettava alla Lega, quello che sarebbe toccato a Giorgetti. Mandare in Europa Conte nelle intenzioni della Lega vuol dire farlo felice, consacrare il suo ruolo di statista europeo, dargli un incarico sicuro per cinque anni, forte, prestigioso e quindi rendergli la possibilità di tornare in Italia in un lustro con una fama da eroe e con un cursus honorum da statista.

    Che altro prevederebbe questo accordo? Altri due corollari importanti: una presa di posizione netta del Movimento Cinque Stelle a favore della flat tax, da fare subito in manovra, cosicché da consentire alla Lega di salvare la faccia di fronte ai suoi elettori. E forse uno scambio di pesi massimi con la decapitazione dei ministri tecnici importanti (le ultime notizie sulla crisi di governo).

    A questo punto si può dire che i Cinque Stelle porterebbero a casa un’enorme vittoria politica: dopo essere stati cacciati come reietti dal governo con un “siete dei cadaveri, vi mando a quel paese”, adesso ritornerebbero eroi nei ruoli chiave con i loro più importanti volti simbolo premiati. Ma allo stesso tempo anche la Lega con questo accordo potrebbe dire: “Vedete noi, come abbiamo detto, non pensavamo alle poltrone. Vedete, non abbiamo fatto cadere il governo”. Così i leghisti placherebbero il moto di rabbia che li ha sorpresi, con tutte le classi dirigenti del nord che dicevano: “Ma come, noi vogliamo che il governo prosegua non che caschi!”.

    Insomma, sarebbe una sorta di quadratura del cerchio che renderebbe tutti più felici e contenti perché la Lega potrebbe dire: “La crisi non era fatta per le poltrone: era fatta per il programma, era fatta per fare la flat tax e la flat tax abbiamo chiesto voluto. Adesso, se il Pd vuole impedire questo scenario, deve smettere di balbettare, sbrigarsi. E fare una offerta ancora più seducente, se è in grado.

    L’alleanza Pd-M5S? Una grande operazione politica, culturale, umana e sociale (di Luca Telese)
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