Responsabili cercasi. Questo il mantra dei partiti di maggioranza, ovviamente Italia Viva a parte. Pd, M5s, Leu e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ormai hanno infatti palesato l’intenzione di non volere più Matteo Renzi come interlocutore, prediligendo i famosi “costruttori”.
Le defezioni principali verrebbero proprio dal gruppo di Italia Viva al Senato: “Nencini si starebbe muovendo davvero”, dicono fonti parlamentari a TPI. “Essere abbandonati da Nencini significherebbe spedire i nostri senatori al Misto” visto che con il simbolo del Psi si era resa possibile “la costituzione del gruppo di Iv al Senato”, affermano i renziani.
Vero è che oggi il senatore socialista Riccardo Nencini, in un’intervista a Il Messaggero, ha definito questa ipotesi una “fake news”. Da Italia Viva, comunque, rimarrebbero quantomeno stupiti “per eventuali defezioni del gruppo” ma si dicono ancora più stupiti e amareggiati “per questo appoggio incondizionato del Pd a Conte”.
Più volte, infatti, lo stesso Partito democratico ha espresso, nei mesi scorsi, malcontento per la gestione del premier. Tutti hanno riconosciuto a Renzi la bontà del voler migliorare il testo del Recovery Plan e anche il merito di aver bloccato quella “cabina di regia proposta da Conte, composta da centinaia di tecnici”.
Ora da capire “è quanto il Pd faccia sul serio nello scaricarci”, dice un parlamentare Iv a TPI. Dal Partito Democratico, o almeno da molte delle sue aree, il messaggio sembra però chiaro: “Noi siamo compatti su Conte” anche perché “è l’unico punto di tenuta della maggioranza in Parlamento”, dicono i dem interpellati dal nostro giornale, affermando che “il partito è coeso su questo punto”.
Il rischio vero è che, senza Conte, il Movimento 5 Stelle, già provato dal continuo scontro tra le due anime interne e dalle troppe fuoriuscite, imploderebbe. E così addio maggioranza, addio governo e addio al fronte “progressista” tanto agognato dal Pd.
Una chiusura di fatto a Renzi, ma alcuni parlamentari continuano a sperare: “Chi vuole rimanere nel governo dia la fiducia in Aula”, anche perché “se Conte non ha i numeri – avvertono senatori Pd a TPI – la via maestra è un esecutivo di scopo ed elezioni a giugno”.
Il voto anticipato, scenario improbabile ma “possibile”, sembra brandito dal Pd più come un’arma, per chiamare a sé i responsabili, che un’opzione concreta. In ogni caso, con questo dispiegamento di forze pro-Conte e anti-Renzi, la partita appare indirizzata a favore dell’attuale presidente del Consiglio.
Ma attenzione: i giochi si chiuderanno martedì, quando Conte andrà a chiedere la fiducia al Senato, e queste giornate rimangono cruciali per ribaltare la partita. Della serie: in politica tutto può accadere.
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