Crisi di governo, Mattarella attende Fico: ecco quali sono le intenzioni del presidente della Repubblica
Sergio Mattarella attende al Quirinale entro la serata di martedì 2 febbraio il presidente della Camera, Roberto Fico, al quale ha affidato un mandato esplorativo con il compito di verificare la prospettiva di una maggioranza parlamentare a partire dai partiti che sostenevano il precedente esecutivo e risolvere così la crisi di governo.
Il presidente della Repubblica si aspetta da Fico risposte chiare e non ulteriori indugi da parte dei partiti. Per questo motivo, se Fico gli chiedesse di poter fare un nuovo giro di consultazioni, la risposta del Capo dello Stato sarebbe assolutamente negativa.
Mattarella è disposto a concedere al massimo un’altra mezza giornata per limare gli accordi dopodiché se la trattativa non sarà chiusa, allora prenderà in mano la situazione.
Il Capo dello Stato, infatti, è convinto che si sia perso già troppo tempo e che il Paese abbia un disperato bisogno di un governo solido, che affronti, come ricordato nel corso delle sue dichiarazioni lo scorso 29 gennaio, le tre emergenze – sanitaria, sociale, economica – che attanagliano l’Italia in questo momento.
Mattarella non ha nemmeno gradito le voci sui possibili nuovi ministri del Conte ter, che in qualche modo lo hanno coinvolto. I ministri li sceglierà il premier incaricato, se sarà Conte, dopodiché spetterà al Quirinale dare l’ultima parola.
Ma non è questo il momento di parlare di rimpasto e ministri è il ragionamento che fanno al Colle. D’altronde l’obiettivo di Roberto Fico è quello di verificare che vi sia una maggioranza parlamentare, non quella di trattare sui nomi dei ministri.
Per questo motivo Mattarella si attende che Fico, entra stasera, gli dica se c’è una maggioranza parlamentare e soprattutto se è caduto da parte di Italia Viva il veto su Conte. Se così fosse, il Capo dello Stato ridarebbe il reincarico a Conte.
Se Renzi, invece, si dichiarasse indisponibile a un nuovo esecutivo guidato dall’avvocato del popolo, allora si renderebbero necessarie nuove consultazioni al Quirinale.
A quel punto le opzioni sarebbero tre: un governo sostenuto dalla precedente maggioranza, ma guidato da un premier diverso, un esecutivo istituzionale sostenuto anche dall’opposizione o da parte di essa oppure un governo elettorale che traghetti l’Italia ad elezioni anticipate da tenersi a giugno.
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