CRISI DI GOVERNO – Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha di fatto aperto la crisi di governo, annunciando che le due ministre del suo partito – Teresa Bellanova (Agricoltura) ed Elena Bonetti (Famiglia) – rassegnano le loro dimissioni. Viene meno, quindi, l’appoggio di Italia Viva al Governo Conte. E ora, che succede?
Ieri il presidente del Consiglio aveva fatto sapere che, se il partito di Renzi si fosse sfilato dalla maggioranza, non sarebbe stato possibile un nuovo governo insieme. Tramontata, dunque, l’ipotesi di un Governo Conte ter. A questo punto, Conte potrebbe andare in Parlamento e sfidare Renzi oppure potrebbe salire al Quirinale e rassegnare le proprie dimissioni lasciando al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la decisione sul da farsi. E cioè se tentare la strada del re-incarico a Conte, se affidare l’incarico a un’altra figura oppure se sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.
Sul tavolo, ci sono almeno cinque scenari papabili:
• Opzione governo “di scopo” – Chiamato anche governo di salvezza nazionale, con il sostegno del centrodestra. E non sarebbe la prima volta per il Partito democratico, in realtà.
• Opzione Conte ter dei responsabili – Dopo l’ultimatum di Conte a Renzi di ieri, i “pontieri” (cioè tutte quelle figure politiche capaci di mediare tra posizioni opposte, con un fine lavoro di diplomazia) riescono a rimettere insieme i pezzi e a far riavvicinare i due. Partirebbe così il piano di emergenza sperato dal Pd: un patto di legislatura per il Conte ter, senza arrendersi alle pretese di Renzi e mettendo in campo “i responsabili”.
• Opzione rimpasto – Si stanno susseguendo in queste ore le voci su un imminente rimpastone che porti dentro l’esecutivo i pesi massimi renziani, compresa Maria Elena Boschi. Ma è Renzi a chiarire: “A differenza di ciò che raccontano a reti unificate i cantori del pensiero unico, non c’è nessuna richiesta di poltrone, nessuna polemica pretestuosa, nessun atto irresponsabile”, scrive il leader di Italia Viva.
• Opzione fiducia in Aula – Se l’accordo tra Conte e Renzi non si trova, il premier andrà in Parlamento. Vi ricordate ad agosto 2019, quando Conte pronunciò il discorso contro Salvini in Parlamento? Ecco, proprio così. Si andrebbe alla conta dei voti per la fiducia. Per sostituire i renziani, in quel caso, servirebbero a Mattarella nuovi parlamentari pronti a dare la fiducia a Conte, dai fuoriusciti del gruppo misto ai berlusconiani critici.
• Opzione elezioni anticipate – Si tratterebbe di andare alle urne in pandemia, smontando anche quella minima parvenza di stabilità politica rimasta all’Italia.
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