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    Crisi di governo, ultime notizie. Iniziato il Consiglio dei ministri: all’ambasciatore Benassi la delega ai Servizi

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 21 Gen. 2021 alle 17:55 Aggiornato il 21 Gen. 2021 alle 23:46

    Crisi di governo, le ultime notizie

    All’ambasciatore Pietro Benassi va la delega della presidenza del Consiglio ai Servizi segreti: lo riferiscono fonti di palazzo Chigi durante il Cdm iniziato alle 22 di oggi, il primo dopo la fiducia semplice ottenuta dal premier Conte martedì in Senato. Ex ambasciatore d’Italia in Germania, consigliere diplomatico del presidente del Consiglio e suo fedelissimo sin dal primo governo “giallo-verde”, Benassi sarà il nuovo sottosegretario della presidenza con delega per i Servizi segreti.

    Ora la priorità del governo è quella di allargare la maggioranza, per permettere alle commissioni e al Parlamento di lavorare. Non è semplice trovare una base di sostegno al premier più larga, soprattutto dopo il grave episodio di giornata in casa Udc (proprio una delle forze che dovrebbe costituire questa maggioranza allargata): il segretario nazionale Lorenzo Cesa è indagato per associazione per delinquere e il Movimento Cinque Stelle ha chiuso le porte a “tutti i soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi”. E mentre Renzi riunisce Italia Viva, i leader delle opposizioni si sono recati da Mattarella in Quirinale per discutere dei prossimi passi politici. L’obiettivo di Salvini, Meloni e Tajani è quello di ottenere dal Capo di Stato elezioni anticipate, puntando sui numeri troppo bassi di Palazzo Madama per Conte.

    Il primo Cdm dopo la fiducia: a Benassi la delega ai servizi

    Il Consiglio dei ministri iniziato alle 22 di stasera ha nominato l’ambasciatore Pietro Benassi nuovo sottosegretario ai Servizi segreti. Un tema che era stato sollevato dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che l’ha usato come leva per innescare la crisi insieme ad altre richieste, come quella delle modifiche al Recovery plan.

    Proprio durante il suo intervento alla Camera e al Senato dei giorni scorsi, in occasione del voto di fiducia, il premier Conte aveva annunciato la rinuncia alla delega ai Servizi, che prima di lui gli altri presidenti del Consiglio avevano sempre affidato ad altri. Tra i nomi che circolavano prima del voto di fiducia insieme a quello di Benassi c’era il segretario generale della Presidenza Roberto Chieppa, mentre il Pd pensava a Goffredo Bettini, il grande mediatore del Conte ter, e il Movimento 5 Stelle all’attuale sottosegretario Mario Turco.

    Il centrodestra al Quirinale

    Si è tenuta oggi una riunione tra le opposizioni e Mattarella durata circa un’ora, a partire dalle 17,30 di oggi pomeriggio, per sottolineare che le urne sono l’unica strada percorribile secondo il centrodestra. “Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno manifestato al presidente della Repubblica – a nome dell’intero centrodestra – la grande preoccupazione per la condizione dell’Italia: mentre emergenza sanitaria ed economica si abbattono su famiglie e imprese, il voto di martedì ha certificato l’inconsistenza della maggioranza. È convinzione del centrodestra che con questo Parlamento sia impossibile lavorare”, si legge nella nota congiunta diffusa dal centrodestra al termine del colloquio al Colle.

    Non si sono presentati all’incontro gli altri “rami” della coalizione, quindi l’Udc, ‘Cambiamo con Toti’ e ‘Noi per l’Italia’ dell’ex ministro Maurizio Lupi. A far fibrillare il centrodestra è soprattutto Forza Italia, perché nonostante Silvio Berlusconi abbia promesso di tenere unito il gruppo, le defezioni di Renata Polverini e Mariarosaria Rossi continuano a preoccupare.

    Il caso Cesa e il “No” fermo del M5S

    La maggioranza fatica ad allargarsi, anche a causa dell’altro grande caso del giorno che ha riguardato una delle possibili forze che potrebbero costituire la base per una fiducia più ampia: l’Udc. Da oggi, infatti, Lorenzo Cesa non è più segretario nazionale dell’Unione Democratici Cristiani perché è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione antimafia “Basso profilo” della Dda di Catanzaro.

    E su questo i Cinque Stelle sono stati categorici: “L’allargamento governo non può avvenire a scapito questione morale”. Sono intervenuti sia l’ex deputato Alessandro Di Battista, che ha detto: “Con chi è sotto indagine per associazione a delinquere nell’ambito di un’inchiesta di ‘ndrangheta non si parla. Punto. Tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva ma non tutti possono essere interlocutori in questa fase. Si cerchino legittimamente i numeri in Parlamento tra chi non ha gravi indagini o condanne sulle spalle”.

    Sia, su Facebook, ha commenta il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “In queste ore siamo al lavoro per un consolidamento della maggioranza, un processo complicato e ambizioso allo stesso tempo, perché il Paese ha bisogno di ricominciare a correre: le imprese devono lavorare, le famiglie hanno il diritto di poter pianificare il loro futuro. Ma – aggiunge – con la stessa forza con cui abbiamo preso decisioni forti in passato, ora mi sento di dire che mai il M5s potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi”.

    Crisi di governo, l’incontro Mattarella-Conte

    Nella giornata del 20 gennaio, invece, il presidente della Repubblica ha ricevuto il premier Giuseppe Conte per 50 minuti. Non ci sono state le dimissioni, ma solo un aggiornamento dopo il voto di fiducia alla Camera e al Senato. I ministeri dell’Agricoltura e della Famiglia restano per ora nelle mani del presidente del Consiglio dunque.

    Il partito “dei responsabili”

    Intanto, c’è grande movimento per creare un “gruppo dei responsabili”. Ieri, un sondaggio dell’Swg diffuso da Enrico Mentana su La7, dava l’ipotetico partito di Conte al 16 per cento. Ovvero secondo partito dietro la Lega e in grado di saccheggiare sia il Pd che il M5S. Quel 16 per cento terrorizza dem e grillini, ma si trasforma in fattore attrattivo per i tanti che in Parlamento che si autoproclamano “responsabili” o “costruttori” che dir si voglia, pur di sperare in un rielezione. L’annuncio della nascita del partito viene per ora smentito nella speranza che Bruno Tabacci alla Camera e Ricardo Merlo al Senato riescano a completare i numeri, ma resta l’arma di riserva e comunque l’argomento più usato nelle trattative.

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