Coronavirus in Lombardia, Fontana: “Rifarei tutto: è ora di ripartire”
Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, è tornato a parlare della gestione dell’emergenza Coronavirus di cui in queste settimane si è resa protagonista la sua Regione e, nonostante le polemiche relative all’eccessivo numero di contagi e alla catena di negligenze che hanno portato alla mancata chiusura di Alzano e Nembro, rivendica il proprio operato: “Mi contesteranno di tutto – spiega in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera – ma io sono in pace con la mia coscienza e rifarei tutte le scelte che ho dovuto fare. E ricordiamoci in quali condizioni sono state prese certe decisioni…”.
L’unica cosa che il presidente della Lombardia sente di rimproverarsi è che poteva “coinvolgere le opposizioni” come ha fatto con “i tecnici, l’Unità di crisi, gli infettivologi”, ma nei giorni difficili dell’inizio della pandemia – ammette – “ho trascurato persino qualche assessore pur di non rallentare il processo decisionale”. Adesso, tuttavia, nonostante i numeri ancora alti – seppur in netto calo – del Coronavirus, il primo pensiero è quello di riaprire il prima possibile: “I dati sull’epidemia – spiega Fontana – sono cambiati rispetto a una decina di giorni fa e dobbiamo pensare a ripartire. Sbaglia però chi pensa che tutto si rimetta in moto come prima. Dobbiamo organizzare una nuova vita, dovremo modificare molti nostri comportamenti”.
Per rendere la Fase 2 reale, però, non serve soltanto un nuovo decreto del governo Conte che ufficializzi la ripartenza. Ma anche liquidità: per rimettere in piedi l’economia, aggiunge Fontana, “serve un piano di investimenti da tre miliardi” che deve però essere costituito da “soldi veri, che saranno spesi in tempi brevi e arriveranno a tante imprese, che potranno riprendere fiato”. Parallelamente, sarà necessario riprendere “i lavori necessari per strade, scuole, territorio”. Nell’intervista, infine, si parla anche dei cosiddetti Lombard bond: “Saranno autorizzati – annuncia il governatore – in base alle necessità di cassa, come farebbe un buon padre di famiglia. Sono strumenti che la Lombardia ha già usato dopo la crisi dell’11 settembre 2001”.
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