Roba da matti! Hanno trovato il capro espiatorio.
In che senso senatrice Santanché?
Volevano trovare un perfetto capro espiatorio simbolico. Ed ecco le discoteche. Il bello è che però non sono chiuse.
Come non sono chiuse?
Non si potrà ballare. Ma le discoteche resteranno aperte. La mia discoteca resta aperta.
Ne è sicura?
Certo, i ragazzi ci possono andare, possono stare seduti ai tavoli, possono bere. L’unica cosa che non possono fare è ballare.
E come salta fuori questa soluzione?
Non lo so. Io stamattina avevo parlato con il ministro Patuanelli, con il cuore in mano. Forse sono stata ascoltata. Era il minimo che si potesse fare per scongiurare una catastrofe economica.
Certo, le discoteche aperte senza ballare suona un po’ strano.
Che le devo dire? È una misura diversiva, un provvedimento acchiappa-voti. Però abbiamo scongiurato il peggio. Mi preoccupa la cultura che c’è dietro.
Daniela Santanché é tre volte dispiaciuta: sia come parlamentare, sia come esercente di una discoteca, ma -assicura lei – soprattutto “come madre”. Inutile farle obiezioni, finisce sempre al suo cavallo di battaglia: “Mi fanno paura le sinistre che non hanno lavorato mai: recludono i giovani e fanno scorrazzare gli extracomunitari”. Secondo lei, anche dietro il provvedimento di chiusura delle discoteche c’è un disegno.
Senatrice, perché parla di “diversione”?
È semplice. Il governo era in evidente difficoltà.
Per cosa?
Per tutto. A cominciare dai tamponi, che dovevano fare, e non riuscivano a garantire, soprattutto negli aeroporti.
E quindi?
E quindi, se ti trovi nei guai cosa c’è di meglio che Chiudere le discoteche? Sono brutte sporche e cattive, sono luoghi di divertimento – orrore – quindi se colpisci i Brutti sporchi e cattivi e guadagni consensi facili.
Ma non era un paradosso scuole chiuse e discoteche aperte?
Ed era colpa nostra, scusi? Semmai è il contrario. Siano l’unico paese d’Europa che non ha riaperto le scuole, e adesso per lavare il loro senso di colpa per l’incapacità che hanno dimostrato ecco che se la prendono con i brutti, sporchi e cattivi.
Che i contagi stessero salendo, fra i giovani, è un fatto.
D’accordo, è vero: ma io sono certa che contagio non significhi automaticamente malattia. Lo dicono tutti i numeri. Nessuno può credere che siano le discoteche i veicoli del contagio. Gli epidemiologi ragioniamo in termini statistici. Io da un lato sono contenta che la serrata non si stata totale, ma mi chiedo: Domani cosa chiuderanno le piazze, il corso, i bar?
Cosa teme?
Che i ragazzi si sentano in gabbia dalle nove della mattina alle sette di sera: che si torni al coprifuoco per una generazione.
Si dice: così si abbatte il rischio statistico del contagio.
I nostri pendolari possono viaggiare sui treni regionali, senza distanziamento. I nostri lavoratori possono rischiare. I giovani non possono divertirsi.
Non crede che possano esserci delle priorità?
Non credo che il M5s abbia la cultura per imporre queste norme. Erano disoccupati, ora sono garantiti che prendono lo stipendio.
Quindi per lei le discoteche non erano un rischi?
Noi – al Twiga – avevano già tolto la pista da ballo: avevano tracciamento, temperatura, nominativi.
Cosa vuol dire?
Che da madre io sono molto più contenta che ci sia un posto, dove va mio figlio, in cui c’è lo screening.
Corre un rischio.
E secondo lei non è meglio una discoteca controllata che una casa in cui ci si ammassa in dieci i in venti? Proibire significa correre rischi. Permettere significa regolamentare.
Perché è amareggiata?
Questo provvedimento arriva dopo che il giornale unico dei virus aveva chiesto di chiudere le discoteche: mi spaventano perché vedo che hanno paura della libertà.
Perché dice questo?
Oggi qualcuno dice: chissenefrega delle discoteche. Ma ricordo che ogni perdita di libertà né rende possibile un’altra.
Ovvero?
Domani possono sospendere i comizi e dopodomani si possono ritardare le elezioni. Quando inizi a reprimere una libertà in nome di una emergenza non sai mai quasi finisci.
Ma questa è una misura popolare?
È popolare per i bacchettoni. Io credo che questi qui, da giovani, non si siano mai divertiti.
Lei passa all’attacco Personale.
Al contrario: le ho dato atto che rispetto al primo progetto Patuanelli un po’ di buonsenso lo ha dimostrato. Ma Sarebbe molto più popolare che non facessero scorrazzare i clandestini.
È il suo chiodo fisso.
È un rischio. Oppure tenessero in quarantena quelli che tornano dall’estero.
E perché non lo fanno?
Hanno paura dell’Europa.
Addirittura?
Certo. Se l’Europa gli ha dato questi soldi qualcosa in cambio vuole, evidente: la libertà di circolazione, e l’obbligo di accogliere gli stranieri infetti.
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