Dalla nostra inviata a Strasburgo – Non è facile essere presidente di un Consiglio in cui i tuoi ministri – nella settimana in cui l’Ue stima la crescita dell’Italia per il 2019 allo 0,2 per cento – pensano alle ingiustizie del voto di Sanremo. Non è facile essere manovrato da quei ministri, ed essere accusato davanti a una poco affollata assemblea parlamentare di essere il loro burattino.
Il clima del dibattito, o meglio del processo, degli eurodeputati a Conte è stato teso. Ma se sei premier di un governo che ha giocato tutto sulla propaganda, un pochino te lo aspetti che prima o poi qualcuno ti venga a chiedere conto di quello che è stato negli ultimi mesi.
Il presidente del Consiglio italiano ha pronunciato il suo discorso sulla visione del futuro dell’Ue da parte del suo governo, rivendicando successi e accaparrandosi meriti, oltre che demolendo completamente – e ancora una volta – quell’Europa così lontana dai suoi cittadini, così interessata all’economia a discapito dei diritti sociali. D’altronde, non ci si poteva aspettare niente di diverso, dal momento che il governo giallo-verde nasce su chiare basi anti-europeiste, o anti “quest’Europa così com’è diventata”.
Se in Italia ormai l’opposizione è relegata a qualche squallida presa di posizione sul Mahmood di turno, che fa tutt’altro che bene al dibattito pubblico, in Europa alle politiche del governo si guarda con critica crescente. Una critica che ieri ha assunto le proporzioni di una vera ondata di ostilità. L’eurodeputato belga Guy Verohfstadt ha definito Conte burattino nelle mani di Salvini e Di Maio.
Forse non è un burattino, ma sicuramente ha sottovalutato tante cose. E ieri si è trovato a fare i conti con una realtà evidente e a tratti imbarazzante: l’Italia è sempre più isolata, irresponsabile e insignificante. Da paese fondatore dell’Ue, si merita l’Italia di essere relegata a fanalino di coda?
Tre sono state le critiche più grandi mosse al nostro paese: il trattamento dei migranti, mascherato da un voler spingere l’Europa a prendersi le sue responsabilità, la non presa di posizione sul Venezuela, mascherata da un voler essere moderati e non interferire con gli affari interni di un paese sovrano, e l’irresponsabilità delle politiche economiche dell’Italia, mascherate da politiche per far crescere e prosperare il paese.
La verità è che contro un muro ci schianteremo, a suon di scelte avventate e imbarazzanti, che strizzano l’occhio al popolo, per poi cavarglielo – l’occhio – tra qualche mese.
Chi dice qualcosa contro l’irresponsabilità del governo è considerato un nemico del popolo, chi mette in guardia contro il fatto che tanta propaganda ci distruggerà, è considerato uno che non ha a cuore gli italiani.
Conte ieri, messo a fare i conti con la dura realtà di un parlamento ostile, si è fatto trovare impreparato e approssimativo. Vorrei vedere chiunque a dover difendere le scelte indifendibili del suo governo davanti a eurodeputati di tutta Europa.
Forse pensava che anche qui, come in Italia, bastasse dire le quattro paroline magiche per galvanizzare tutti e aizzarli contro i burocrati brutti e cattivi? L’Italia è sempre più isolata e marginale, se Conte non farà i conti con questa realtà, altro che ultimo posto nelle stime di crescita: a pagare il conto – amaro e distruttivo – saranno i suoi cittadini.
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