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    M5s, Morra scarica Conte? “Possiamo trovarne altri cento”

    Giuseppe Conte

    Le dichiarazioni di Morra sembrano aprire all'ipotesi del PD di trovare un nuovo premier

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 21 Ago. 2019 alle 10:49 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:28

    Con la scelta di Giuseppe Conte come presidente del Consiglio “il Movimento ha tirato fuori un asso nella manica un anno fa e allo stesso modo ne può tirare fuori altri cento”.

    È il commento del senatore del M5s Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia, in un’intervista al quotidiano La Stampa. Morra ha così detto la sua sull’ipotesi di un governo Conte bis tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico.

    In queste ore, a ridosso delle consultazioni del presidente Mattarella (qui il calendario completo), si discute molto infatti dei veti incrociati tra dem e grillini. Nicola Zingaretti ha già fatto sapere a Di Maio che non vuole Conte come presidente del Consiglio.

    Il PD vorrebbe un nuovo premier come segnale di discontinuità rispetto all’esecutivo gialloverde. Di Maio ha detto a Zingaretti che Conte non si tocca, ma la sua posizione non sembra condivisa da altri parlamentari grillini, pronti a sacrificare l’avvocato in nome dell’accordo coi dem.

    Un argomento, quello dell’alleanza col PD, affrontato anche da Morra nella sua intervista al quotidiano torinese: “La lega era ed è un partito di sistema, tanto è vero che il giorno dopo aver staccato la spina, Matteo Salvini ha fatto visita a Silvio Berlusconi. Anche il Pd, però, è stato finora una forza politica di sistema”.

    Sul ruolo futuro di Luigi Di Maio all’interno del Movimento, Morra ha dichiarato: “Questi sono problemi del Movimento. Luigi è una risorsa e finora ha goduto della fiducia della maggioranza degli attivisti. Quello che sarà, lo si vedrà dopo l’intervento di Mattarella”.

    L’alleanza PD-M5s appare comunque in salita: non c’è solo il problema del premier, ma anche quello della figura ingombrante di Matteo Renzi, e il timore che possa far saltare l’esecutivo in nome dei suoi interessi di bottega.

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