Giuseppe Conte si prepara al voto con i Cinque Stelle?
Con il discorso di ieri al Senato il Premier uscente Giuseppe Conte ha annunciato in aula di voler rassegnare le sue dimissioni al Presidente della Repubblica, ma forse nelle sue parole c’era anche altro. ” Voleva delineare un possibile programma per andare avanti, per chi verrà, magari lui stesso. Ricerca, università. Un “nuovo umanesimo” e un’attenzione maggiore all’ambiente. Ammicca al Pd? O già pensa a una campagna elettorale?” si chiede Repubblica in un articolo del 21 agosto.
Difficile dirlo. Certo è che nel suo lungo discorso Conte sembra aver “preso le distanze” dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, bacchettandolo per il mancato rispetto delle istituzioni, e promuovendo se stesso “difensore” della “politica con la P maiuscola”. Un’apertura al Pd sembra arrivare anche quando tenta di “smarcarsi” dal decreto sicurezza, ricordando come nella “sua versione” del provvedimento ci fossero delle “correzioni” che sono invece state rimosse.
A Salvini non ha fatto sconti. Lo ha accusato di anteporre i propri interessi personali a quelli generali del paese e di aver scelto una “tempistica” non casuale per aprire la crisi di governo, dettata da “opportunismo politico”.
Si è detto inoltre preoccupato per i possibili risvolti autoritari della sua azione politica: “Hai annunciato la crisi invocando pieni poteri e chiamando le piazze, questa tua concezione mi preoccupa. Nel nostro ordinamento repubblicano le crisi di governo non si affrontano nelle piazze, in secondo luogo il principio dei pesi e dei contrappesi è fondamentale per l’equilibrio democratico e per precludere derive autoritarie”.
Giuseppe Conte: al voto con i Cinque Stelle: gli attacchi diretti a Salvini
Poi sono arrivati anche gli attacchi “personali” sul mancato chiarimento riguardo alla questione dei fondi russi alla Lega: “Se avessi accettato di venire qui al Senato per riferire sulla vicenda russa, una vicenda che merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale, avresti evitato al tuo Presidente del Consiglio di presentarsi al tuo posto, rifiutandoti peraltro di condividere con lui le informazioni di cui sei in possesso”.
E un altra critica ha riguardato l’uso di simboli religiosi da parte del vice-premier uscente Matteo Salvini: “Chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con il principio di libertà di coscienza religiosa, sono episodi di incoscienza religiosa che offendono il sentimento dei credenti e oscurano il principio di laicità dello Stato moderno”.
Giuseppe Conte: al voto con i Cinque Stelle? Il manifesto politico
Se di un possibile manifesto politico si tratta, come allude il giornalista di Repubblica, il programma di Conte sembra essere all’insegna della distanza dalla Lega e del sobrio rispetto delle istituzioni. Nel suo discorso però Conte ha rivendicato anche la Tav e c’è dunque da capire quale sarà la sua posizione rispetto ai Cinque Stelle. Sulle autonomie si è detto favorevole, ma con un’attenzione al Sud che deve prima essere “rilanciato” con un piano ad hoc. La nota “critica” riguarda l’Europa. Conte non rimpiange il suo sostegno alla nomina della von der Leyen ma dice di voler portare avanti un “europeismo critico costruttivo”.
Cita infine temi cari al Pd: tutela dell’ambiente, attenzione ai diritti delle donne. In politica estera sì all’apertura verso Russia, Cina, India ma senza incrinare la sacra alleanza transatlantica con gli Stati Uniti. Sui migranti e la situazione in Libia la prende larga e parla in astratto della necessità di “una cooperazione fra pari con i paesi dell’Africa che superi i modelli basati sui principi asimmetrici”. Ha ricordato di essere “avvocato del popolo” e ha ringraziato “la fiducia dei cittadini”.
“Si apre un altro portone per la carriera dell’avvocato del popolo, tanto più dopo il duello con Salvini in aula. Se alla fine si andrà al voto, Conte può ritagliarsi il ruolo di leader dei grillini proprio nella chiave di avversario del segretario leghista suggellata dal discorso di ieri”, scrive ancora Repubblica. Una sfida di questo tipo escluderebbe i democratici dalla corsa, il Pd perderebbe infatti “l’appeal di unica alternativa al pericolo sovranista”. Non ci resta che attendere la prossima mossa del giurista Conte per capire quali saranno i futuri scenari politici in caso di elezioni.
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