Conte ha ottenuto la fiducia con la maggioranza relativa in Senato
Il premier Giuseppe Conte, nella giornata di martedì 19 gennaio, si è sottoposto al voto del Senato, dove ha ottenuto la fiducia con una maggioranza relativa di 156 voti su 313 presenti. I contrari sono stati 140, gli astenuti 16. Fin dall’inizio, quello al Senato, si prospettava come un passaggio delicato e complesso per il premier: molti interlocutori, sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, hanno infatti deciso di attendere, di rimanere alla finestra, aspettando il tavolo per il patto di legislatura che si aprirà nei prossimi giorni, con il quale il premier immagina di attirare nuovi parlamentari per rafforzare la propria maggioranza, con l’apertura su alcuni dossier, a cominciare da quello sulla legge elettorale proporzionale.
La lancetta dei senatori che gli ha votato la fiducia si è fermata intorno a quota 156, 5 senatori in meno di quota 161, che equivaleva alla maggiorana assoluta.
Cosa succede adesso
Come anticipato in questo articolo, ci sono diversi precedenti storici di governo con maggioranza relativa: da D’Alema a Berlusconi, da Moro a Fanfani. Conte andrà avanti indebolito ma non sconfitto: ci potrebbe essere spazio per rafforzare la maggioranza nelle prossime settimane, magari con un rimpasto che “stimoli” i responsabili a uscire allo scoperto.
Al presidente Mattarella l’ingrato compito di prendere atto della situazione, Italia Viva resta fuori dal perimetro della maggioranza, ma restando decisiva con l’astensione. L’altra ipotesi – quella che trova minore possibilità di realizzazione – è che Conte invece di tirare dritto con un governo indebolito, che avrebbe difficoltà ad affrontare provvedimenti che hanno bisogno in Parlamento della maggioranza assoluta, come lo scostamento di bilancio, decide di salire al Colle, si dimette, ottiene un reincarico e aa quel punto si lavora a un nuovo governo in cui responsabili vengono direttamente coinvolti con incarichi nell’esecutivo e si tenta di formare un gruppo di centro al Senato in grado di far superare al governo quota 161.
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