Nel video: la lettura del comunicato ufficiale da parte di Ugo Zampetti, Segretario Generale della Presidenza della Repubblica
Conte consegna le sue dimissioni al Quirinale
CRISI DI GOVERNO, LE DIMISSIONI DI CONTE – Nella mattinata di oggi, martedì 26 gennaio 2021, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha ufficialmente rassegnato le sue dimissioni in Quirinale, dopo averle annunciate in Cdm. Conte ha così consegnato formalmente le sorti del governo nelle mani del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Adesso la crisi è ufficialmente aperta.
Dimissioni Conte: cosa succede ora
Il premier Conte ha comunicato prima ai ministri e poi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella le sue dimissioni e poi si è recato al Colle con l’intenzione di ottenere un reincarico e formare così un Conte ter. Dopo aver constatato l’impossibilità di allargare la maggioranza in parlamento in seguito all’uscita di Italia Viva dall’esecutivo, Conte aveva solo due opzioni: andare alla conta in aula, con il serio rischio di uscire sconfitto al Senato già nella giornata di giovedì 28 gennaio, quando era in programma il voto sulla relazione sullo stato della giustizia del Guardasigilli Alfonso Bonafede, oppure rassegnare le dimissioni e intraprendere la via del Conte ter attraverso quella che viene definita una “crisi pilotata”.
A meno di clamorosi colpi di scena, il Conte ter dovrebbe vedere il rientro nella maggioranza di Italia Viva e forse anche di pezzi dell’Udc e di Forza Italia. Il premier ne uscirebbe sicuramente indebolito, ma quantomeno avrebbe la garanzia di rimanere a Palazzo Chigi. Qui i prossimi passi del Presidente della Repubblica. Qui gli scenari possibili del post-dimissioni.
Tuttavia c’è un’altra possibilità, che è anche quella più temuta dal premier dimissionario. Ovvero che prenda corpo la cosiddetta “maggioranza Ursula”, che si ispira al patto tra popolari e socialisti in Europa per eleggere Ursula Von der Leyen, una maggioranza formate da Pd, M5S, Italia Viva e Forza Italia, più forze come Udc e +Europa, guidata da un presidente del Consiglio diverso da Conte. Sullo sfondo rimangono le urne: in quel caso nascerebbe un governo tecnico o di transizione che traghetti il Paese ad elezioni anticipate a giugno.
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