Conte, audizione alla Commissione Regeni sui rapporti con l’Egitto
Il premier Giuseppe Conte parla davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Regeni e fa il punto sullo stato dei rapporti tra Italia ed Egitto, in particolare dopo la telefonata avuta lo scorso 7 giugno con il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, durante la quale i due leader si sarebbero accordati per la vendita di due navi militari dall’Italia a Il Cairo.
L’audizione di Conte è iniziata alle 22 di giovedì 18 giugno e si è svolta in modalità pubblica fino alle 23.45, quando si è passati alla modalità riservata.
Nei giorni scorsi la Commissione Regeni aveva chiesto di sentire “urgentemente” Conte. Il presidente della Commissione, Erasmo Palazzotto (deputato di Liberi e Uguali), aveva fatto sapere che l’audizione del premier è considerata “preliminare, sotto il profilo politico ed istituzionale, al proseguimento di ogni altra attività di indagine”.
Conte davanti alla Commissione Regeni: cosa ha detto il premier
Di seguito alcuni dei passaggi più significativi dell’audizione di Conte davanti alla Commissione Regeni durante la seduta in modalità pubblica.
I colloqui con Al Sisi
“Ho posto la vicenda Regeni sempre in cima ai miei impegni e anche nelle relazioni con il presidente egiziano Al Sisi. Ho sempre richiamato attenzione alla vicenda Regeni nel corso di ogni colloquio: posso assicurare che non c’è mai stato un colloquio che non abbia avuto al centro la vicenda Regeni”.
Con l’Egitto “i nostri rapporti bilaterali non potranno svilupparsi pienamente finché non sarà stata fatta luce sul barbaro assassinio di Giulio Regeni. Su queste basi mi sono rivolto al presidente egiziano anche durante la telefonata del 7 giugno. In occasione di questa conversazione ho chiesto una collaborazione più intensa. Il presidente ha sempre manifestato nei nostri colloqui, anche in quello di domenica, disponibilità per perseguire questo obiettivo ritenuto essenziale per le nostre relazioni. Attendiamo ancora una manifestazione tangibile di tale volontà”.
“Mi sembra corretto, quando si parla di riferire le risposte del mio interlocutore, per la credibilità mia e per assicurare la riservatezza, passare all’altra modalità, quella riservata”.
“Ho incontrato sei o sette volte il presidente Al Sisi: il fatto di poterci parlare di persona ed esercitare un’influenza diretta vis a vis, però, non ha portato risultati. Probabilmente non sono stato capace io”.
Migranti ed energia
“Il Cairo può avere un ruolo non marginale in dossier come il conflitto in Libia, così anche nella gestione dei flussi migratori e la collaborazione in campo energetico. Interessi che vanno al di là della mera collaborazione economica”.
L’Egitto e la verità su Regeni
“La questione della barbara uccisione di Regeni rimarrà al centro dell’attenzione del governo fino a quando io lo presiederò. Questa postura ci dia la speranza di potere raggiungere la verità. Un obiettivo verso il quale rimarremo inflessibili fino a quando non lo otterremo”.
La lentezza della collaborazione fra Italia ed Egitto? “È una preoccupazione che condivido e che ho rappresentato anch’io, in modo insistito, nelle ultime volte che ho avuto occasione di confrontarmi con il presidente Al Sisi. Il 14 gennaio sono stato a Il Cairo per incontrare Al Sisi in vista della preparazione della conferenza di Berlino sulla Libia. Un tour molto mirato per incontrare i principali protagonisti dello scenario libico. Anche in quell’occasione ho espresso costernazione e sollecitato una ripresa della cooperazione”.
“Mi sono convinto che l’interesse e la considerazione dell’Egitto verso la mia persona possa essere girata per ottenere risultati concreti”.
“Ci sono diverse iniziative europee sulla vicenda Regeni. Anche il presidente Fico ha condotto delle iniziative in Europa, abbiamo curato le iniziative con la nostra filiera diplomatica, ma sono sempre stato aggiornato dal presidente Fico: ritengo che le iniziative del Parlamento siano quelle più forti e coinvolgenti anche a livello europeo”.
Il commento di Erasmo Palazzotto
Al termine dell’incontro secretato con il premier Conte, il presidente della Commissione Erasmo Palazzotto ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Faremo una valutazione su quello che è lo stato dei fatti, è un’audizione che avvia un ciclo di indagini che approfondirà le responsabilità rispetto alla ricerca e la verità per Giulio Regeni”.
Commissione Regeni: l’audizione di Conte dopo la polemica politica
La questione della vendita delle navi all’Egitto ha agitato il dibattito politico dell’ultima settimana: dal governo di Al Sisi, infatti, non c’è stata finora grande collaborazione nell’accertamento della verità sul caso Regeni. Al contrario, le autorità de Il Cairo si sono dimostrate in più occasioni poco interessate a far luce sulla vicenda.
“Noi non abbiamo mai legato la vicenda delle fregate italiane alla Marina egiziana all’idea di un possibile osceno scambio tra vendita di armi e diritti umani”, ha scritto in una lettera al quotidiano La Repubblica il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, dopo che i ministri dem non si sono opposti all’operazione commerciale nel Consiglio dei ministri che l’ha autorizzata.
Nella telefonata tra Conte e Al Sisi, secondo quanto trapelato da Palazzo Chigi, i due leader si sono confrontati sulla “stabilità regionale, con particolare riferimento alla necessità di un rapido cessate il fuoco e ritorno al tavolo negoziale in Libia, e la collaborazione bilaterale, da quella industriale a quella giudiziaria con particolare riferimento al caso Giulio Regeni”.
Conte e le navi vendute dall’Italia all’Egitto
Come abbiamo spiegato in questo articolo, al centro del dibattito c’è una commessa da circa 9 miliardi, che contempla non solo due fregate multiruolo Fremm, originariamente destinate alla Marina miliare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi), ma anche altre quattro navi e 20 pattugliatori, 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346. Un contratto, il maggiore mai rilasciato dall’Italia dal secondo dopoguerra, che farà dell’Egitto il principale acquirente di sistemi militari italiani.
Il caso Regeni: a che punto è l’indagine
Giulio Regeni, ricercatore italiano dell’Università di Cambridge, è stato ucciso in circostanze mai chiarite tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 2016 a Il Cairo. Aveva 28 anni. Scomparso la sera del 25 gennaio, fu ritrovato senza vita il 3 febbraio in un fosso lungo la strada del deserto Cairo-Alessandria. Sul suo corpo c’erano evidenti segni di tortura. In quei giorni Regeni stava lavorando a uno studio sui sindacati egiziani.
Dal dicembre 2018 la Procura di Roma indaga su cinque ufficiali dei servizi segreti egiziani. Fra circa due settimane, il primo luglio, è in calendario un nuovo incontro tra i magistrati italiani e i colleghi della Procura generale de Il Cairo. In quell’occasione le autorità egiziane dovranno fornire il domicilio legale degli indagati, passaggio tecnico fondamentale per la prosecuzione dell’indagine.
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