Consultazioni nuovo governo Elezioni 2018 | Cosa aspettarsi | Il riassunto delle puntate precedenti
Dopo l’esclusione di possibili alleanze di governo tra Lega e M5S e tra Pd e M5S, Mattarella ha convocato i partiti lunedì 7 maggio 2018 al Quirinale per consultazioni-lampo (qui il calendario completo degli incontri).
Il presidente della Repubblica è comprensibilmente preoccupato, e forse anche un po’ irritato, per i due mesi di stallo dalle elezioni dello scorso 4 marzo e soprattutto per il fatto che “le posizioni di partenza sono rimaste immutate”.
Per questi motivi, il capo dello Stato ha impresso un’accelerazione al procedimento.
Cosa aspettarsi
Secondo le prime indiscrezioni, il capo dello Stato cercherà di farsi dire di persona, in una sede istituzionale, se ci sono altre possibili soluzioni per dare un governo al paese: altre “prospettive di maggioranza di governo” che finora non sono state sperimentate.
Nelle ultime settimane si è paventata ogni ipotesi: da un governo del leghista Giancarlo Giorgetti con il sostegno di parte del Pd, a un ipotetico incarico a Matteo Salvini sostenuto da alcune decine di parlamentari di pariti esterni alla coalizione di centrodestra. Il presidente Mattarella cercherà di farsi dire se ci sono elementi concreti che possano aprire a nuovi scenari.
Potrebbe quindi decidere di affidare un preincarico a Matteo Salvini, segretario della Lega e leader della coalizione di centrodestra, che si è detto disposto ad accettare il mandato e a cercare voti in parlamento pur di evitare il ritorno al voto e la “perdita di tempo” per gli italiani.
Se invece non ci saranno novità, Mattarella potrebbe scegliere di aprire la strada a un governo “di scopo” o “del presidente”, che si occupi della manovra economica, si adoperi per fare riforme istituzionali chieste dal Pd o per modificare la legge elettorale per tornare al voto nei primi mesi del 2019.
La preoccupazione al Colle sulla questione economica è fortissima, come trapela dalle agenzie. Se si votasse a ottobre si rischierebbe l’esercizio provvisorio dei conti pubblici e sarebbe quasi impossibile evitare l’aumento dell’Iva dal 1 gennaio, con ovvie ricadute depressive sull’economia del Paese. Per questo, e anche per non aggiungere ulteriori elementi di possibile tensione, l’obiettivo primo per il Quirinale sarà la manovra e non la riforma legge elettorale, che pure è considerata opportuna.
Il presidente potrebbe quindi proporre ai partiti di sostenere un governo per pochissimi mesi, il tempo necessario per varare la manovra che sterilizzi l’Iva, per poi andare a votare.
Tra i nomi dei possibili premier di un governo del presidente si è letto di tutto, incluse le opzioni istituzionali (Elisabetta Alberti Casellati o Roberto Fico), che avrebbero il pregio di garantire i voti delle rispettive parti politiche.
L’ultima ipotesi è quella di accettare il voto a ottobre, ma è l’opzione che il presidente della Repubblica considera la peggiore.
Le varie forze politiche ora hanno 72 ore per riflettere, poi, da lunedì sera ogni momento sarà buono per Mattarella per scegliere un soluzione potenzialmente in grado di mettere fine allo stallo.
Il riassunto delle puntate precedenti
I partiti usciti vincitori dal voto del 4 marzo sono il Movimento Cinque Stelle e la coalizione di centrodestra, all’interno della quale il partito più votato è stato la Lega. Il segretario del Pd Matteo Renzi ha scelto invece di rassegnare le sue dimissioni dopo la sconfitta elettorale subita dal suo partito.
Durante le consultazioni che hanno fatto seguito al voto, condotte dal presidente Serrgio Mattarella, non è stato però raggiunto l’accordo tra M5S e centrodestra. Neanche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, dopo aver ricevuto un mandato esplorativo, è riuscita a far convergere queste forze politiche.
In seguito all’affidamento di un mandato esplorativo a Roberto Fico, invece, è sembrato inizialmente aver avuto esito positivo l’apertura di un confronto tra i grillini e i dem, che in principio avevano assicurato che sarebbero stati all’opposizione.
Anche questa seconda ipotesi, tuttavia, è stata esclusa in seguito alla netta chiusura di Matteo Renzi nella sua recente apparizione televisiva e all’esito della direzione del Pd del 3 maggio.