L’autonomia tecnologica e la sovranità digitale italiana verranno affidate a tecnologie Made in Usa. Può sembrare un ossimoro, ma la lettura del decreto con cui il Ministero della Transizione digitale ha selezionato il progetto per il Polo Strategico Nazionale (Psn) mostra chiaramente che è questa la direzione intrapresa dal Governo. Il progetto selezionato porta la firma della cordata Tim-Cassa Depositi e Prestiti-Leonardo-Sogei. Un consorzio che già di per sé non si può definire italianissimo, vista la confusa vicenda che sta avvolgendo Tim, contesa da un fondo americano (Kkr) e una società francese (Vivendi). Ma in ogni caso, dietro il progetto presentato è evidente che ci sono accordi già definiti con alcuni “hyperscalers” statunitensi.
D’altra parte è stata proprio questa chiarezza di rapporti «con alcuni hyperscalers» uno dei criteri sulla base del quale il decreto argomenta a favore della proposta selezionata. Il termine hyperscalers si usa nel cloud computing per riferirsi ai player dominanti il mercato: Amazon, Microsoft e Google (ed eventualmente la cinese Alibaba, che possiamo escludere sia della partita). Il progetto alternativo presentato dalla cordata Engineering-Fastweb è stato scartato proprio per difetto di chiarezza su questo punto (la terza proposta, presentata da Almaviva e Aruba, è stata invece tout court considerata inadeguata). Chi sono questi hyperscalers? Al momento non è dato sapere, ma non ci vuole poi molta fantasia per indovinare. Sicuramente c’è Google, che…
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