Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Politica
  • Home » Politica

    Cinque domande ai partiti sulla politica estera

    Di Francesco Greco
    Pubblicato il 14 Feb. 2018 alle 13:20 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:32

    Siamo ormai nel pieno della campagna elettorale, e tra proposte e promesse i partiti si stanno confrontando senza esclusione di colpi su moltissimi temi.

    Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

    Tuttavia, spesso a restare fuori dal dibattito pubblico e dai programmi dei vari schieramenti è la politica estera, che sembra occupare una posizione marginale, forse perché non abbastanza vicina agli interessi degli elettori.

    Nonostante questo, in un mondo sempre più globalizzato è essenziale comprendere come la pensano i partiti che si candidano a governare il paese su una serie di questioni cruciali: ruolo dell’Italia nello scacchiere mondiale, Europa, immigrazione, rapporti con la Russia e altro ancora.

    Per questo motivo, TPI ha rivolto a cinque importanti esponenti dei principali partiti cinque domande di politica estera.

    Questi i politici che hanno preso parte alla nostra intervista:

    Lia Quartapelle – Partito Democratico

    Deputata del Partito Democratico, è stata membro dell’ufficio di presidenza della Commissione Affari Esteri nella legislatura appena conclusa.

    Gugliemo Picchi – Lega Nord

    Deputato della Lega Nord, è stato nella legislatura appena conclusa presidente del comitato permanente sulla politica estera e relazioni esterne dell’Unione europea nella commissione Affari Esteri.

    Alberto Cirio – Forza Italia

    Europarlamentare di Forza Italia.

    Liberi e Uguali – Pietro Grasso

    Presidente uscente del Senato, leader della formazione politica Liberi e Uguali.

    Movimento Cinque Stelle – Manlio Di Stefano

    Deputato, membro della commissione Affari Esteri.

    1- Qual è la vostra posizione nei confronti della Corea del Nord?

    PD: Abbiamo sempre condannato tutte le azioni della Corea del Nord che destabilizzano l’ordine internazionale e abbiamo sempre chiesto un maggiore sforzo diplomatico internazionale, proponendo anche un inviato speciale dell’Unione europea per la mediazione con la Corea del Nord.

    Lega: Prima di tutto è giusto precisare che il Nostro Paese attualmente non ha contrasti con la Corea del Nord. Ovviamente l’Italia ha sempre rispettato i suoi impegni internazionali e nel caso sarebbe pronta a intervenire.                              

    Forza Italia:Sugli esperimenti nucleari della Corea del Nord e la politica di crescente tensione messa in campo negli ultimi mesi è stata espressa più volte una condanna forte.

    Il presidente Tajani, a margine della riunione dei presidenti dei parlamenti dei Paesi del G7, non aveva escluso anche la possibilità di sanzioni mirate.

    Che la violenza prevalga sul buon senso non è accettabile, va cercata ogni strada, ogni spiraglio per favorire un percorso di pace.

    M5S: In caso di conflitto dobbiamo immediatamente muoverci per fermarlo.

    La situazione dipende sopratutto dalle tensioni locali della regione.

    L’unica strada percorribile è quella diplomatica. Abbiamo parlato con l’ambasciatore sudcoreano e anche lui ci ha confermato la sua volontà di proseguire pacificamente le relazioni con il Nord.

    Non crediamo ci sia la minaccia di un conflitto, perché Kim non ha i mezzi per gestire una guerra di tale portata, e pensiamo che il dialogo tra le due Coree sia l’unica strada percorribile.

    Liberi Uguali: Per quasi tre decenni, dalla fine della guerra fredda, i conflitti nel mondo hanno fatto moltissime vittime, ma la prospettiva di una guerra devastante su larga scala è rimasta pura teoria.

    Oggi la crisi nordcoreana riavvicina drammaticamente la possibilità di una crisi nucleare: non a caso l’orologio dell’apocalisse del Bollettino degli scienziati atomici è stato spostato di 30 secondi verso la mezzanotte, che rappresenta l’ora dell’ecatombe nucleare.

    Le provocazioni del regime di Kim Jong-un, i toni sprezzanti di Trump, che nascondono indecisione, la concentrazione di armi nell’area, e gli intricati interessi geopolitici di America, Cina, Russia e Giappone, fanno della penisola coreana il possibile epicentro di una quarta guerra mondiale, che sarebbe quella finale.

    Il possibile attacco preventivo americano per impedire che Pyongyang si doti di missili balistici nucleari capaci di colpire gli Stati Uniti potrebbe innescare una reazione fatale.

    Io credo che la strada da percorrere incessantemente sia la diplomazia e in subordine il contenimento e la deterrenza della Corea del Nord.

    Non possiamo poi dimenticare che dietro la questione coreana ci sono altre partite geopolitiche, a partire dalla competizione fra l’Occidente, la Cina e la Russia.

    In questo senso io penso che sia un grave e pericoloso errore, come sembra voler fare l’attuale amministrazione americana, da una parte indebolire il multilateralismo e le alleanze politiche e dall’altra tollerare o addirittura ammirare l’autoritarismo politico.

    2- Qual è la vostra posizione su Putin e il suo governo?

    PD: Sottoscriviamo con grande convinzione le sanzioni alla Russia per la vicenda dell’Ucraina. Crediamo inoltre che la Federazione Russa sia una potenza regionale importantissima anche nel Mediterraneo e che quindi sia necessario dialogarci sui grandi temi dell’agenda globale, dalla lotta al terrorismo alla stabilizzazione del Mediterraneo.

    Lega: Il Governo Salvini avrà come compito di ingaggiare su tutti i tavoli negoziabili possibili la Federazione Russa per portarla al dialogo con l’Occidente.

    L’Unione Europea, l’ Onu e la NATO non possono permettersi di non avere un dialogo continuo con la Federazione Russa.

    Forza Italia: La Russia è un paese amico, ne è prova il rapporto personale che Silvio Berlusconi ha con Vladimir Putin. Un Paese importante per l’Europa e per l’Occidente. La relazione con la Russia deve essere amichevole.

    M5S: Per quanto riguarda la politica interna, la Russia ha dei margini di crescita enormi anche dal punto di vista democratico.

    Dal punto di vista internazionale, riteniamo che Putin sia stato uno dei politici più saggi in assoluto in termini di politica internazionale negli ultimi cinque anni.

    Siamo contrari alle sanzioni contro la Russia perché bisogna attuare dei metodi che funzionino e che sopratutto non creino danni alla nostra economia.

    Liberi e Uguali: Io sono un profondissimo sostenitore della democrazia partecipata e dello Stato di diritto. Non posso dunque apprezzare la gestione di potere di Putin, che chiude le Ong, scioglie  i sindacati (come quello metalmeccanico confederato con l’italiana Fiom e la tedesca IG Metall), perseguita gli oppositori, fa pressioni sulla stampa.

    Detto questo, io credo che l’Unione europea e Washington abbiano commessi gravi errori nei rapporti con Mosca, dando forza alla retorica nazionalista, fortemente connaturata alla cultura russa, e alla limitazione delle libertà nel nome dell’interesse nazionale.

    Le posizioni russofobiche di alcuni paesi europei fanno male a ciascuno e a tutti. L’Italia ha applicato le sanzioni con grande serietà, ricavandone danni gravissimi, in nome del multilateralismo, ma ora è tempo di dialogare con Mosca, per favorire la stabilità geopolitica e rafforzare gli elementi democratici Russia.

    3- Trump ha affermato che l’Italia non contribuisce abbastanza nella NATO, cosa ne pensate?

    PD: L’Italia è il primo contributore di truppe a livello internazionale. Non credo che al nostro paese possa essere addebitata una scarsa responsabilizzazione rispetto alla gestione delle crisi globali.

    Certamente ci rendiamo conto che, anche solo per andare verso l’idea dell’esercito comune europeo, si debba contribuire di più dal punto di vista delle spese militari.

    Lega: L’Italia è il secondo paese dopo gli Stati Uniti per contributo di soldati, spese e missioni militari all’estero.

    Penso a tutte le spese di recupero dei migranti fatte da barche della Marina militare e dalla Guardia costiera. Noi impieghiamo mezzi militari e uomini per fare operazioni di pattugliamento e di salvataggio eppure questi costi non vengono calcolati.

    Quella di Trump è una critica superficiale, però la colpa è anche nostra, che non sappiamo rappresentare tutto quello che facciamo in maniera corretta verso l’esterno.

    Forza Italia: Il nostro obiettivo è quello di adeguare gli stanziamenti italiani per la Difesa alla media dei paesi occidentali.

    M5S: Siamo contrari a qualsiasi innalzamento della spesa nella NATO. Il patto atlantico presuppone l’aumento della spesa fino al 2 per cento del PIL, ma nessun paese in europa raggiunge questa soglia e l’Italia è una delle nazioni che contribuiscono maggiormente.

    Dai bilanci reali, l’Italia arriva quasi all’1.6 per cento del PIL. L’Italia attualmente non è nel contesto storico adatto per contribuire di altri 14 miliardi all’anno nella NATO.

    Trump ha il diritto di chiedere maggior coinvolgimento economico da parte nostra, ma allo stesso tempo noi abbiamo il diritto di dirigere le nostre risorse economiche verso obiettivi che riteniamo più utili, come il reddito di cittadinanza.

    Liberi e uguali: Innanzitutto, in tema di politica di bilancio Liberi e Uguali non è per aumentare, ma per ridurre la spesa militare.

    In questi anni i governi hanno tagliato le spese in molti ambiti vitali per la vita quotidiana dei cittadini, come la Sanità, mentre la spesa per le forze armate è cresciuta del 3,5 per cento nel 2016, dello 0,9 nel 2017 e crescerà del 4 per cento nel 2018.

    La via da seguire è razionalizzare e rendere più efficiente la spesa per la Difesa e spendere di più per le persone: il welfare, le infrastrutture, l’innovazione sostenibile dal punto di vista ambientale.

    Per rispondere alla sua domanda: Trump protesta perché gli alleati Nato non mantengono l’impegno di portare il budget della difesa al 2 per cento del Pil. Ma quello non è un impegno formale, è solo un obiettivo tendenziale per il 2024.

    4- Cosa pensate di fare per gestire l’emergenza immigrazione?

    PD: Siamo per una gestione ordinata del fenomeno migratorio e un approccio integrato che comprenda sia un sistema di accoglienza che favorisca la convivenza in Italia, sia interventi nei paesi di provenienza e di transito, per affrontare le cause strutturali delle migrazioni e responsabilizzare i governi africani nella gestione del fenomeno.

    Lega: Bisogna andare a controllare i confini, aiutarli dai paesi in cui transitano e  educarli al controllo delle persone, attraverso un sistema di respingimenti e identificazioni.

    Noi abbiamo un’idea chiara di procedere con rimpatri forzati o volontari a seconda dei casi, e questo dovrebbe riguardare circa 300 mila persone sul nostro territorio.

    Forza Italia: Durante il Governo Berlusconi eravamo riusciti a bloccare il flusso smisurato di migranti. Bisogna ripristinare un equilibrio nel rispetto della dignità delle persone da accogliere, ma anche nel rispetto della dignità degli italiani.

    La protezione umanitaria non può essere riconosciuta in modo indiscriminato. I rifugiati vanno distinti dai migranti economici e per questi ultimi vanno stipulati degli accordi con i paesi di origine.

    Per cui blocco degli sbarchi con respingimenti assistiti e rimpatrio dei clandestini, accanto a un Piano Marshall per l’Africa. Anche su questo l’Europa deve fare la sua parte. Dobbiamo aiutare gli Stati africani a far crescere la propria economia. 

    M5S: Prima di tutto è errato parlare di emergenza, perché serve una strategia strutturale duratura.

    I più grandi flussi migratori recenti sono avvenuti dopo i bombardamenti in Libia, Afghanistan e Siria. Risulta evidente quindi che i flussi migratori siano le conseguenze dirette di queste azioni militari e che proprio per questo dovremmo ridurre il nostro interventismo all’estero.

    Dobbiamo dotare del personale necessario le commissioni territoriali italiane, assumendo 15 mila giovani per poter smaltire le richieste d’asilo in tempi rapidi. Questo determinerebbe sicuramente come effetto una diminuzione di costi elevati per lo Stato.

    In ambito europeo, dobbiamo creare degli accordi di rimpatrio con i paesi d’origine, ma sopratutto creare delle vie legali di accesso, perché a oggi non esistono vie legali per giungere in Europa. Serve definire i cosiddetti migranti economici, perché non sono inquadrati in nessuna normativa europea.

    Dobbiamo istituire delle agenzie per i rifugiati nei territori di transito e di partenza per evitare che muoiano in mare, in modo tale che chi ha diritto d’asilo possa prendere un aereo e arrivare in Europa, la quale deve ripartirsi per quota gli arrivi.

    Liberi e Uguali: Noi pensiamo che questo accordo, come già quello con la guardia costiera libica, invece di ridurre i traffici illeciti finirà con il colpire le vittime dei traffici.

    Se l’obiettivo è delocalizzare la gestione di un problema epocale, l’Italia sta attuando una politica disumana e inutile: quei percorsi nel deserto verranno presto sostituiti da altre, ad esempio in Algeria.  Questo dice la storia delle migrazioni recenti.

    Se invece, l’invio del contingente di addestratori ha la funzione di sostenere la lotta ai gruppi terroristici attivi nella regione, dobbiamo essere consapevoli che i rischi a cui andiamo incontro sono tanti e poche le prospettive di successo.

    Non ci si potrà fermare al Niger, serviranno accordi con altri paesi, del Sahel e del Golfo di Guinea. E la possibilità di trovarsi a combattere non è pura astrazione. Non è questo il modo in cui dovremmo impegnarci per il futuro del continente africano.

    5- Italia ed Europa: come pensate di aumentare il peso diplomatico italiano a livello internazionale?

    PD: Continuando a fare quello che abbiamo fatto in questi 5 anni, ovvero continuare a contribuire con idee, energie e  proposte al processo di integrazione europea.

    La vicenda tedesca e quella francese ci dicono che c’è molto più spazio per favorire il processo di integrazione europea: manca l’Italia e vogliamo essere più presenti e attivi nelle sedi internazionali.

    Lega: Finora noi siamo stati contributori netti dell’Unione Europea. L’Italia ogni anno versa in media tra i 4 e i 7 miliardi in surplus rispetto a quanto riceve.

    Un governo serio che voglia far contare il proprio interesse nazionale, questi soldi li fa valere. Ogni volta che andiamo ad approvare il bilancio possiamo, senza porre veti, proporre una trattativa in modo tale che i fondi siano distribuiti in maniera congrua.

    Forza Italia: In Europa lo spazio bisogna prenderselo, non te lo lasciano gli altri. Ma bisogna farlo con efficienza e rigore.

    Appena insediato, Antonio Tajani, che oggi dà valore all’Italia come presidente del Parlamento Europeo, mi disse: “Qui devi essere serio. Se sei serio, allora hai delle opportunità”. Ecco, lo dico a noi eurodeputati italiani: per aumentare l’influenza dell’Italia in Europa dobbiamo essere uniti, presenti, lavorare tanto e con serietà.

    M5S: Dobbiamo puntare al massimo sul made in Italy, anche in ambito tecnologico.

    Avere una posizione più forte sulla produzione ti permette di essere maggiormente apprezzato. Dobbiamo fare delle alleanze più forti con i paesi del Mediterraneo, come Spagna, Francia e Grecia, per avere un blocco comune contro alcune dinamiche che ci sfavoriscono.

    Liberi e uguali: Anzitutto, agire con più serietà. Berlusconi e Renzi hanno indebitamente usato l’Europa come becero strumento di politica interna e di mera visibilità personale, e questo ha danneggiato enormemente la nostra reputazione.

    Basta vedere la vicenda di Ema: la proposta di Milano era indiscutibilmente la migliore ma ha perso per l’ostilità contro l’Italia di molti paesi europei.

    Che credibilità ha adesso la coalizione di centrodestra, che tiene insieme chi a Bruxelles rassicura sugli obiettivi di bilancio e chi pratica la peggiore retorica nazionalista e anti-europea?

    Sulle politiche di bilancio europee le forze parlamentari devono trovare condivisione, lasciando da parte i tatticismi elettorali e pensando solo al bene delle persone.

    La crisi di questi anni ha pesato immensamente sui più deboli e sul Sud dell’Europa. L’austerità ha peggiorato drammaticamente le condizioni di vita della gente e non ha nemmeno ridotto il debito pubblico.

    Io credo che occorra premere con forza per ottenere una golden rule, vale a dire una maggiore flessibilità di spesa sugli investimenti, presentando un piano serio, coerente e di medio termine di impegno nell’innovazione, nelle infrastrutture, nella cura del territorio e dell’ambiente.

    Presentarsi ogni volta a chiedere spazi di manovra per interventi una tantum, di cortissimo respiro, non solo non risolve i problemi strutturali, ma è anche indice di scarsa affidabilità.

    A cura di Mario La Rosa, Giacomo Helferich e Francesco Greco                                  

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version