Sicuri che sono i partiti a voler sbarrare la strada a Mario Draghi per il Quirinale? Perché i ragionamenti che si fanno a Palazzo Chigi sono un po’ diversi. E si muovono su più direttrici.
Certamente, i partiti politici fanno il loro gioco e hanno tutto l’interesse affinché la legislatura duri il più a lungo possibile, tanto più con un fuoriclasse come Mario Draghi Presidente del Consiglio che nel frattempo gli toglie le castagne dal fuoco; quali altri, tra leader politici o presunti tali, buoni solo a concionare su e giù per i talk televisivi del paese sarebbero in grado di fare altrettanto?
“Ma non sta scritto da nessuna parte che se Super Mario andasse al Quirinale scioglierebbe immediatamente le Camere”; ecco il primo messaggio che trapela da piazza Colonna. “Qualsiasi Presidente della Repubblica potrebbe sciogliere le Camere, oppure no, non soltanto Mario Draghi”.
D’altra parte, fanno notare le medesime fonti, Marta Cartabia potrebbe essere un ottimo Presidente del Consiglio in attesa della scadenza naturale della legislatura nel 2023. Insomma, chi e perché ha paura che Mario Draghi vada al Colle? Sono soltanto i partiti o c’è dell’altro? Perché come già riportato in tempi non sospetti da TPI, non fu certamente un caso se il giorno dell’incarico di governo a Mario Draghi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando di Segni, escluse categoricamente il suo bis al Quirinale.
E solo chi non conosce le dinamiche profonde della Repubblica potrebbe parlare di coincidenza. Insomma, dopo aver risposto “obbedisco” a Palazzo Chigi in nome della salvezza del paese adesso superMario si aspetta riconoscenza e l’approdo al Colle (restare a farsi rosolare a Palazzo Chigi dalle mille pretese dei partiti nell’anno che porta alle elezioni politiche del ’23 sarebbe una pessima idea persino per lui).
Non per niente, Sergio Mattarella non fa altro che ripetere che non intende ricandidarsi. Ciò nonostante c’è chi non vuole saperne di vedere Mario Draghi al Quirinale e non si tratta soltanto di alcuni partiti politici ma c’è qualcosa di ben più importante che riguarda direttamente lo “stato profondo” tricolore, il Deep State, quello “Stato dentro lo Stato” in grado di condizionarne le scelte e di dettarne l’agenda.
Tutto questo c’entra anche con il “repulisti” a tutti i livelli che Palazzo Chigi, non senza un certo clamore, ha già cominciato a fare. Ma andiamo con ordine, perché altri cambiamenti in settori strategici dello Stato sono destinati ad arrivare molto presto (mano a mano che si entrerà nel vivo della corsa per il Quirinale), altre teste sono destinate a cadere. “Ci sono interi pezzi di establishment che non gradiscono affatto un eccessivo accentramento di potere nelle mani di Mario Draghi” spiega chi conosce bene i meandri degli apparati tricolore.
“Ora a palazzo Chigi, domani al Quirinale. Draghi è un uomo che sa comandare e soprattutto decide da solo; se arrivasse al Colle nessuno toccherebbe più palla per anni”. Insomma, altro che i partiti, gli ostacoli alla corsa di Mario Draghi al Quirinale provengono da ambienti di ben altro spessore, molto più potenti e influenti, quegli ambienti che per mantenere il potere hanno bisogno di politica e istituzioni deboli. Viceversa rimangono a bocca asciutta di fronte ad un leader politico forte. Per questo preferirebbero tenerlo a Palazzo Chigi. “I governi passano, il Quirinale resta” amava ripetere uno che la sapeva lunga: Francesco Cossiga.
Leggi anche: L’obiettivo di Draghi: neutralizzare il grosso della pandemia entro l’estate. E poi il Quirinale
Leggi l'articolo originale su TPI.it