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    Il centrodestra punta a una vittoria netta alle elezioni per prendersi anche il Quirinale

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 13 Ago. 2022 alle 09:57

    L’obiettivo del centrodestra sembra ormai chiaro. Ottenere una vittoria schiacciante alle elezioni del 25 settembre, in modo da avere i numeri per riformare la Costituzione. E attuare quel presidenzialismo che piace tanto a Berlusconi, già dall’epoca della sua prima discesa in campo. Magari coltivando anche l’ambizione e il sogno di essere eletto dagli italiani al Quirinale. Un piano sguaiatamente annunciato ieri dal Cavaliere, con quel riferimento alle dimissioni di Mattarella in caso di approvazione della riforma che ha scatenato il dibattito politico, e pare non sia stato gradito neppure da Giorgia Meloni.

    I conservatori sentono di avere già la vittoria in tasca. E sono pronti a prendersi tutto, compreso il Colle più alto di Roma. Con una vittoria netta alle imminenti elezioni, infatti, il centrodestra avrebbe i numeri per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Dal Quirinale si preparano ad una convivenza non facile, se a Palazzo Chigi ci sarà un governo di centrodestra. “Se la riforma presidenziale entrasse in vigore sarebbero necessarie le dimissioni di Mattarella”, ha detto ieri il leader di Forza Italia a Radio Capital.

    Un’uscita a dir poco improvvida, sulla quale poi Berlusconi ha fatto parzialmente retromarcia, che però mostra plasticamente quali sono gli obiettivi della coalizione conservatrice in caso di vittoria. Come l’inizio di una lenta campagna di delegittimazione del Colle. Dichiarazioni, quelle del Cav, che però rischiano di rivelarsi come un boomerang. Tutto il centrosinistra, da Calenda a Fratoianni, infatti, si è ricompattato attaccando l’ex premier e parlando di una minaccia per la democrazia.

    Al momento dal Quirinale tutto tace. Anche perché Mattarella è in vacanza ad Alghero per qualche giorno di riposo assoluto. D’altronde per la riforma della Costituzione non basta avere solo i numeri, ci vogliono anni e un referendum. Per questo la sensazione è che si tratti soprattutto di una pressione della destra per eleggere alla fine un proprio Capo dello Stato. L’Italia dunque, dopo aver perso Draghi, rischia di dover rinunciare anche a Mattarella.

     

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