Caso Siri Lega | Riassunto | Spiegazione | Ecco cosa è successo
Caso Siri Lega – Il caso Siri, scoppiato il 18 aprile 2019, riguarda l‘inchiesta per corruzione nei confronti dell’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture e ai Trasporti, Armando Siri.
Il senatore Siri è indagato dalla procura di Roma per corruzione: è accusato di aver ricevuto 30.000 euro, o una promessa di tale cifra, in cambio dell’approvazione di una norma specifica legata alla costruzione di impianti eolicista.
Il caso ha messo a dura prova i rapporti all’interno della maggioranza di governo giallo-verde.
Lega e Movimento Cinque Stelle si sono schierati su posizioni opposte. Il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio ha chiesto immediatamente le dimissioni di Siri, mentre Matteo Salvini ha difeso il collega di partito sulla base del principio di presunzione di innocenza.
Il premier Giuseppe Conte ha deciso di proporre la revoca dell’incarico al sottosegretario. Mercoledì 8 maggio il Consiglio dei ministri ha deciso per la revoca delle deleghe del sottosegretario.
Ma facciamo un passo indietro e tracciamo un riassunto del caso Siri.
Caso Siri Lega | Per cosa è indagato Siri?
Il 18 aprile 2019 la procura di Roma ha iscritto il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti e senatore della Lega Armando Siri sul registro degli indagati per il reato corruzione, nell’ambito di un’inchiesta aperta a Palermo.
Secondo la procura, Siri avrebbe ricevuto del denaro (una mazzetta da circa 30mila euro) per modificare una norma da inserire nel Def 2019.
A fare da tramite, l’ex deputato di Forza Italia e responsabile del programma della Lega sull’Ambiente, Paolo Arata, indagato per concorso in corruzione.
La norma in questione – che in seguito non è stata approvata – aveva l’obiettivo di favorire l’erogazione di contributi per le imprese nel campo delle energie rinnovabili.
Nel filone siciliano dell’inchiesta, sono in tutto nove le persone indagate. Le indagini vanno avanti da circa sei mesi, nel totale riserbo visto il coinvolgimento di un membro del governo.
L’8 maggio, quasi in contemporanea con il Consiglio dei ministri che ha sancito la sua revoca, Siri si è presentato davanti ai pm romani, ai quali ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee: l’ormai ex sottosegretario, tramite i suoi avvocati, ha anche depositato una memoria difensiva.
Caso Siri Lega | Chi è Paolo Arata e quali sono i suoi rapporti con Siri
Paolo Arata è un docente universitario genovese e su di lui sta indagando da tempo la Dia di Palermo. I rapporti del professore Arata con l’imprenditore Vito Nicastri, considerato il “re” dell’eolico siciliano sono al vaglio degli inquirenti.
Vito Nicastri era stato condannato agli arresti domiciliari, per la sua vicinanza al superlatitante Matteo Messina Denaro. Nicastri ha spesso violato il divieto di uscire dalla sua dimora, permettendo così agli inquirenti di scoprire le sue frequentazioni con Arata.
Secondo i magistrati, tuttavia, Siri non sarebbe stato a conoscenza dei legami tra Arata e Nicastri.
Domenica 12 maggio Arata rompe il silenzio sul caso Siri in un’intervista al Corriere della Se12ra, in cui parla dei suoi rapporti con l’ex sottosegretario leghista. Con lui dice di aver “sempre avuto un rapporto di stima ed amicizia”. “Sebbene la nostra frequentazione sia iniziata solo un paio di anni fa, l’ho potuto apprezzare per le sue capacità intellettuali e politiche”, ha dichiarato Arata, che definisce “ingiusta” la decisione di Conte di revocare l’incarico a Siri.
Il figlio dell’imprenditore Arata assunto a Palazzo Chigi da Giorgetti
Lunedì 6 maggio spunta una nuova ombra sul sottosegretario Siri: la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta sull’acquisto da parte di Armando Siri di una palazzina a Bresso, nel Milanese, attraverso un mutuo aperto presso una banca di San Marino di 585mila euro ritenuti sospetti. Al momento, l’inchiesta è senza ipotesi di reato né indagati (qui gli aggiornamenti sul caso dell’acquisto dell’immobile).
Caso Siri Lega | Chi è Armando Siri
Armando Siri, com’è noto, è l’ex sottosegretario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del Governo giallo-verde.
Siri è stato eletto senatore con la Lega nel collegio dell’Emilia Roma alle ultime elezioni politiche. È l’autore della proposta di legge per l’introduzione della flat tax, cavallo di battaglia della Lega.
Armando Siri è giornalista pubblicista dal 1988, ha lavorato come redattore a Mediaset ed è stato autore di programmi televisivi. Amico personale e collaboratore di Bettino Craxi, è stato attivista della gioventù socialista.
Siri ha iniziato a collaborare con Salvini nel 2014. Quello stesso anno nel 2014, in seguito al crack di “MediaItalia”, società da lui presieduta, Armando Siri patteggia una condanna a un anno e otto mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta.
In merito alla questione, Siri negò di aver commesso quel reato e di aver patteggiato perché impossibilitato a sostenere economicamente le spese processuali.
Nel maggio 2015 Armando Siri viene nominato responsabile economico e della formazione del Movimento “Noi con Salvini”.
L’11 giugno 2018 è stato nominato sottosegretario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. L’8 maggio 2019, su proposta del premier Conte, le deleghe gli sono state revocate.
Caso Siri | La posizione del M5s
Il Movimento Cinque Stelle si è schierato compatto nel chiedere le dimissioni di Armando Siri. Il M5s ne ha fatto una questione morale e una questione di opportunità politica, come ha ribadito fin dall’inizio.
“Sulla questione morale il Movimento non arretra: comunque si chiami il sottosegretario da noi le regole si rispettano, che tu sia del Movimento o del partito alleato. Questo deve essere chiaro”, ha detto il capo politico pentastellato Luigi Di Maio.
“Quando c’è un’inchiesta è giusto che una forza politica si interroghi, e valuti per esempio la gravità dell’indagine portata avanti per fare le proprie scelte”, ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
Dopo la revoca delle deleghe a Siri, Di Maio ha commentato: “È una vittoria per gli onesti, non per il M5S”.
Caso Siri | La posizione della Lega
La Lega fin dall’inizio si è detta contraria all’ipotesi di dimissioni del sottosegretario Siri, sulla base del principio di presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Salvini ha tagliato corto, dicendo che agli affari della “Lega ci pensa la Lega”.
Dello stesso avviso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. “Nel contratto che abbiamo stabilito ci sono delle regole che ci siamo dati. È chiaro che il rinvio a giudizio presuppone che ci sia una verifica preventiva, che al momento però nessuno conosce”.
A schierarsi con Siri anche la ministra della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno: “Siri è stato trattato dai media come un condannato definitivo, mentre è un indagato per fatti di corruzione che ha subito chiesto di essere ascoltato, ma ancora non ha reso interrogatorio. Da oggi secondo me dovrebbe calare il silenzio, in attesa dei chiarimenti che fornirà”.
Dopo la decisione sulla revoca del sottosegretario, fonti della Lega hanno sottolineato che il partito “difende un principio: non può esserci un automatismo tra indagini e colpevolezza”. “Apertura di un’inchiesta non può coincidere con la chiusura o la condanna”, dicono i leghisti. “Siamo dell’opinione che chi ha incarichi istituzionali deve pagare il doppio se colpevole, ma contrari al principio di colpevolezza senza processo”.
Caso Siri | Cosa pensa il presidente del Consiglio
Dopo alcuni giorni di stallo, lo scorso 29 aprile 2019 è avvenuto il tanto atteso incontro tra il premier Giuseppe Conte e il sottosegretario leghista Armando Siri.
“Quotidianamente mi chiedete su Siri: io ho annunciato con trasparenza i principi del mio percorso. Vi chiedo di pazientare il termine del percorso. Si assumerà una decisione e verrà comunicata a tutti”, ha detto il premier. “Siamo nel pieno di un percorso. La mia giacca non si lascia tirare più di tanto”, aveva detto Conte.
Nella sera del 2 maggio il premier Giuseppe Conte, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha annunciato che avrebbe chiesto le dimissioni del sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti.
Dopo il Cdm che ha sancito l’ok alla revoca delle deleghe di Siri, il premier ha commentato: “Andiamo avanti con la fiducia dei cittadini, consapevoli che senza questo fattore non potremmo mai sentirci il governo del cambiamento”.
Extraterrestri e carboni ardenti: il passato alchimista del leghista Siri, indagato per corruzione
Il caso Siri puzza di mafia, molto più di quello che la Lega vorrebbe far credere (di G. Cavalli)
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