Caso Siri | “Armando Siri non si dimette e nella Lega nessuno lo molla”. A affermarlo sono fonti leghiste, all’indomani della bufera per il caso Siri, il sottosegretario con delega alle Infrastrutture e ai trasporti indagato per corruzione.
Il premier Giuseppe Conte giovedì 2 maggio aveva infatti annunciato in conferenza stampa a Palazzo Chigi le dimissioni del sottosegretario.
La questione ha diviso la maggioranza di governo e mentre il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio ha chiesto le dimissioni immediate di Siri, Matteo Salvini lo ha invece difeso fin dall’inizio.
Adesso la Lega rilancia.
Caso Siri Matteo Salvini
Matteo Salvini ha sfidato, nella giornata del 3 maggio, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, rilanciando per far valere la legge dei numeri: “In consiglio dei ministri abbiamo la maggioranza”.
Poi, il ministro dell’Interno usa l’ironia: “Mi viene voglia di fare il test antidroga davanti al parlamento per vedere se quando vengono a lavorare sono tutti lucidi perché qualche volta mi viene un dubbio. Vorrei sapere se un un deputato o un ministro è tranquillo”, dice da Modena, dove è in visita e dove è stato contestato violentemente.
“Siri non farà un passo indietro prima che il premier Giuseppe Conte ne proponga la revoca”, dicono i politici della Lega vicino al sottosegretario.
Dunque, la vicenda potrebbe decidersi nel Consiglio dei ministri in programma la prossima settimana, tra mercoledì e giovedì.
Conte Siri dimissioni | Il caso
Il caso è iniziato il 18 aprile 2019, quando Armando Siri è stato iscritto al registro degli indagati dalla Procura di Roma per il reato di corruzione.
Secondo la procura, Siri avrebbe ricevuto una mazzetta da circa 30mila euro per modificare la norma sulle energie rinnovabili da inserire nel Def 2019.
A fare da tramite, l’ex deputato di Forza Italia e responsabile del programma della Lega sull’Ambiente, Paolo Arata, indagato per concorso in corruzione.
Extraterrestri e carboni ardenti: il passato alchimista del leghista Siri, indagato per corruzione
Il caso Siri puzza di mafia, molto più di quello che la Lega vorrebbe far credere (di G. Cavalli)