Caso Gregoretti, De Falco tentato di far saltare il voto in Giunta su Salvini
“Sono pronto ad andare in prigione”: è l’ultimo atto di quella che si è trasformata in una vera e propria saga – più che un caso giudiziario – e che ha come suo protagonista il leader della Lega Matteo Salvini. E sue sono proprio queste affermazioni rilasciate a margine di un’iniziativa elettorale della Lega a Comacchio, rispondendo a una domanda sul caso Gregoretti e sul voto previsto per il pomeriggio della Giunta per l’immunità del Senato.
La maggioranza ha fatto di tutto per far slittare il voto in Giunta dopo le regionali del 26 gennaio, per non fornire a Salvini la formidabile arma in campagna elettorale da “vittima di un processo politico”.
Un voto ha però sancito che si sarebbe votato oggi alle 17 grazie alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, che si è presentata a votare nonostante l’irritualità della procedura.
A questo punto i senatori della maggioranza avevano deciso di disertare il voto di oggi in Giunta.
Pallottoliere alla mano, se i dodici della maggioranza, escluso Durnwalder, che potrebbe non essere presente oggi in Giunta per motivi personali, non si dovessero presentare, si potrebbe avere un voto con i 5 leghisti che potrebbero dire “no” alla relazione Gasparri (che chiede l’immunità per l’ex ministro degli Interni), a fronte di 5 voti (4 di Fi e uno di Fdi) a favore del “sì”.
A decidere l’esito, dunque, potrebbe essere il senatore Gregorio De Falco. Il comandante ed ex senatore M5s, oggi nel Gruppo Misto, vuole proteggere dallo svilimento la funzione delle istituzioni e, nello specifico, della Giunta per le Immunità, che al momento sarebbe ridotta a mero strumento di propaganda.
Il senatore non vuole legittimare un procedimento che, sarebbe contrario alle norme e in contrasto con la Costituzione.
De Falco dunque potrebbe davvero non partecipare al voto. Essendo determinante, non è da escludere che alla fine intervenga spostando la bilancia da una parte o dall’altra.
E poi si tratta di vedere se la maggioranza giallorossa sarà compatta nel non intervenire alla seduta. E, infine, la Lega terrà davvero fede all’ultima decisione di Salvini o per tattica politica valuterà diversamente.
Se in giunta vince il sì al processo, l’aula prende atto e non vota più, a meno che 20 senatori non presentino un ordine del giorno per chiedere il voto. Se invece prevale il no alla richiesta dei giudici, allora l’aula deve votare di nuovo.