Caso Fiber, il premier Conte riferisce alla Camera sul presunto conflitto di interesse
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte svolgerà oggi in Aula alla Camera un’informativa sul caso Fiber, sollevato dal quotidiano britannico Financial Times e cavalcato dal centrodestra con la richiesta di chiarimenti al premier.
Il caso, di cui si parla già da mesi, riguarda un presunto conflitto di interessi a carico del premier Conte ed era stato sollevato da Repubblica il 23 maggio 2018, quando Conte non era ancora insediato a Palazzo Chigi.
Lo scorso 28 ottobre il quotidiano britannico ha però pubblicato nuove rivelazioni, che collegano la consulenza di Conte a un fondo finito sotto inchiesta in Vaticano.
Caso Fiber-Retelit: cosa ha detto Conte
“La richiesta di riferire sulla questione di un presunto conflitto di interessi mi permette di fare chiarezza su una vicenda che è stata oggetto di attenzione da parte di vari organi di stampa.” Ha iniziato così la sua informativa il premier Conte, subito dopo il minuto di silenzio a causa della morte dei tre vigili del fuoco deceduti ad Alessandria nell’esplosione di una cascina.
“Nei primi giorni del maggio 2018, quando ancora svolgevo la professione di avvocato e non ero stato ancora designato Presidente del Consiglio (ricordo, in proposito, che il primo incarico mi fu conferito in data 23 maggio), ho ricevuto dalla società Fiber 4.0 l’incarico di redigere un parere giuridico pro-veritate circa
“Pur se non strettamente connesso al tema oggetto dell’informativa, desidero precisare che questo è stato l’unico contatto professionale avuto con la società Fiber 4.0, non avendo mai svolto per essa altra attività di assistenza o difesa, giudiziale o stragiudiziale. Al fine di redigere il parere e rispondere al quesito giuridico che mi era stato sottoposto, ho esaminato i documenti che mi sono stati inviati, senza mai incontrare gli amministratori o gli azionisti della Società”.
“Non ero dunque a conoscenza – né ero tenuto a conoscere – che tra gli investitori vi fosse il sig. Raffaele Mincione o che parte degli investimenti risalissero, come è stato ipotizzato da alcuni organi di stampa, alle finanze vaticane. Ho accettato l’incarico di redigere il parere per la società Fiber 4.0 quando non ancora ero stato designato Presidente del Consiglio, in un momento in cui io stesso non potevo immaginare che di lì a poco sarebbe nato un esecutivo da me presieduto, che poi sarebbe stato chiamato a decidere sull’esercizio o meno della c.d. Golden Power con riguardo all’operazione Retelit”.
“Ho letto che alcuni organi di stampa riferiscono di un incontro avvenuto a Milano, nella serata del 13 maggio, con i leader dei due partiti che poi avrebbero sostenuto il nuovo esecutivo”, ha detto Conte. “Preciso che questo primo incontro, evidentemente interlocutorio rispetto al conferimento dell’incarico di governo (avvenuto, lo ricordo, il 23 maggio, a seguito della designazione da parte dei gruppi parlamentari avvenuta solo il 21 maggio), questo primo incontro, dicevo, è comunque intervenuto a distanza di giorni dall’accettazione dell’incarico e quando l’attività di studio della questione giuridica e di elaborazione del parere era ormai terminata. A conferma di questo preciso che il parere è stato consegnato il giorno dopo, il 14 maggio”.
“Per maggiore chiarezza e per diradare ogni residuo dubbio, preciso che il parere stesso non ha avuto a oggetto la decisione circa l’opportunità di esercitare o meno la Golden Power, competenza questa del Governo, ma ha riguardato esclusivamente l’
“Ciò nondimeno, al fine di evitare ogni possibile forma di conflitto di interessi, anche solo indiretto, una volta investito della carica di Presidente del Consiglio mi sono astenuto da qualsivoglia attività o da qualsivoglia forma di coinvolgimento, formale e sostanziale, riguardanti la decisione circa l’esercizio della Golden Power nell’operazione Retelit”.
“Mosso da questo scrupolo, scrissi al Segretario generale pro tempore una lettera, protocollata in data 6 giugno 2018, con la quale lo informavo della mia determinazione ad astenermi da qualsiasi atto e, comunque, dalla partecipazione in qualsiasi forma a questo procedimento. Conseguentemente, non presi parte alla seduta del Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018, nel corso della quale fu esaminata la questione. Preciso che l’intera seduta del Consiglio dei Ministri fu presieduta dall’allora Vice Presidente e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini”.
“Successivamente – continua Conte – la questione è tornata all’attenzione della Presidenza del Consiglio per il procedimento sanzionatorio nei confronti della società Retelit, per la tardività della notifica dell’operazione. Anche per quest’ultima questione, con lettera indirizzata al Segretario generale pro tempore e protocollata in data 8 agosto 2018, dichiarai di volermi astenere da qualsiasi forma di trattazione, diretta e indiretta, formale e sostanziale, delegando per tutte le relative attività e per l’intero procedimento il VicePresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini”.
“In conclusione, non ho mai preso parte alle decisioni che hanno riguardato il procedimento di esercizio della Golden Power relativo alla operazione Retelit, anche se, come già precisato, il mio parere non ha riguardato questo profilo della decisione, ma esclusivamente il profilo preliminare riguardante l’esistenza o meno dell’obbligo di notificare l’operazione al Governo. La piena correttezza del mio operato è stata certificata anche dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, istituzionalmente deputata, nel nostro ordinamento, a vigilare sulle ipotesi di conflitto di interesse dei membri del Governo”.
Conte ha detto che tra lui e Raffaele Mincione non sono “mai intercorsi rapporti”.
La posizione M5s
Dopo l’intervento di Conte, bagarre in aula con fischi e urla “elezioni, elezioni” dal centrodestra, durante la replica della deputata Anna Macina (M5S) che ha attaccato il segretario della Lega Matteo Salvini, ricordando che, quando era ministro, non sia intervenuto dinanzi al parlamento per riferire su Moscopoli e sul caso Russiagate.
La presenza in Aula della Camera del presidente del Consiglio sul ‘caso’ Fiber “mostra agli italiani la differenza tra chi rispetta le istituzioni e chi le irride”, ha dichiarato la parlamentare pentastellata. “La sua presenza qui oggi dimostra che il presidente del Consiglio non scappa. Tra l’altro il caso era già stato chiarito e non c’era nulla da chiarire ancora. Nonostante la presa di posizione netta dell’Antitrust, qualcuno, in assenza di argomenti, è solo a caccia di fango ed è surreale che a chiedere di chiarire qualcosa già chiarito sia lo stesso partito il cui segretario è abilissimo a scappare e non rispondere e ad offendere e irridere il parlamento rifiutandosi di andare a riferire: quando scoppiò il caso Arata Salvini fu convocato in commissione Antimafia e non si presentò”.
“Salvini è scappato anche sulla vicenda Savoini”, ha aggiunto Macina, che ha concluso: “Ci sono uomini di Stato e poi ci sono opportunisti”.
La replica del Pd
La Lega ha attaccato anche il deputato dem Michele Bordo che ha criticato Matteo Salvini per il cosiddetto ‘Russiagate’. Durante l’intervento dai banchi della Lega si levano cori al grido di “Bibbiano Bibbiano” e il presidente Roberto Fico fatica a ripristinare l’ordine nell’emiciclo.
Bordo ha confermato la “piena fiducia” nei confronti del premier Giuseppe Conte. “Come mai le domande rivolte oggi a Conte non le avete fatte quando eravate al governo del Paese ed eravate in maggioranza?”, dice il deputato Pd rivolgendosi alla Lega. E a Forza Italia dice: “Sentire da Forza Italia parlare di conflitto di interessi il cui capo è in perenne conflitto di interessi francamente è difficile da digerire”.
“Presidente”, dice infine rivolgendosi a Conte, “ha dato una lezione di stile a molti e dimostrato un profondo rispetto delle istituzioni e per noi del Pd la sua scelta è molto importante”. A differenza di Salvini, che “scappa pur di evitare il confronto in Parlamento, Salvini al contrario ha rifiutato qualsiasi discussione parlamentare sul Russiagate e sul suo rapporto di amicizia con Savoini. Ma noi continueremo a non dare tregua a Salvini specialmente dopo l’inchiesta di Report da cui emergono i rapporti perversi tra Lega e alcuni oligarchi russi e forze di estrema destra”. Insomma, conclude Bordo, “di fronte alla becera propaganda su questa vicenda”, il Pd “conferma la piena fiducia nel presidente del Consiglio”. Al termine dell’intervento dai banchi dei leghisti si sono nuovamente levati cori al grido di “elezioni elezioni”.
Forza Italia
“Presidente lei si è trasformato da avvocato in giudice di se stesso”, commettendo così una “colpa gravissima”. Lo ha detto Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi di Forza Italia di Camera e Senato, intervenendo in Aula dopo l’informativa del premier Giuseppe Conte sul caso Fiber. “Signor presidente, lei è un uomo fortunato”, ha aggiunto, “deve a noi e alla legge sul conflitto d’interesse che porta l’impronta indelebile di Silvio Berlusconi se può rimanere sulla sua poltrona. Quella legge che i suoi amici dei 5 stelle vorrebbero cambiare”.
La risposta della Lega e di Salvini
“Non appena la parola tornerà ad essere data agli italiani questo sarà il suo ultimo governo”, a dirlo in aula è Giulio Centemero, deputato della Lega, dopo l’informativa. “La ricostruzione fatta dal presidente Conte ricorda il ‘Naso di Gogol'”, ovvero “è una ricostruzione dell’assurdo”.
Per il leghista il premier ricorda anche “il Duca di Mantova nel Rigoletto: ‘questa o quella per me pari sono’. Troppe domande restano senza risposte. Chi gli ha conferito quell’incarico? Quando è arrivato l’incarico? Conte ha sprecato l’occasione di cambiare il Paese con noi. Ma l’incoerenza è una brutta cosa”, e quando si tornerà al voto “questo sarà il suo ultimo governo”, ha concluso.
Non si fa attendere neanche la risposta del segretario della Lega Matteo Salvini: “Questi sono paranoici e ossessionati. Sbarchi colpa di Salvini, tasse colpa di Salvini, anche i conflitti di interesse di Conte sono colpa di Salvini. Ma come vivono male questi?”, ha detto Salvini all’Agi.
Caso Fiber: cos’è e di cosa si tratta
Il caso Fiber riguarda un presunto conflitto di interessi che vedrebbe coinvolto il premier Giuseppe Conte per una consulenza legale svolga prima di ricevere l’incarico di governo, a maggio 2018.
Conte è accusato di aver fornito una consulenza professionale al fondo Fiber 4.0, azienda di proprietà al 40 per cento del finanziere Raffaele Mincione. Fiber 4.0 aspirava a prendere il controllo di Retelit, una società proprietaria di 8 mila chilometri di fibra ottica in tutta Italia, ma l’acquisizione non riuscì e fu una cordata rivale a riuscire nell’operazione.
Fu a quel punto che il premier, allora semplicemente un avvocato, fu interpellato per una consulenza. Nel suo parere, indicò come soluzione alla questione l’esercizio da parte del governo del “golden power”, cioè il potere dell’esecutivo di imporre a società ritenute strategiche, come quelle di telecomunicazioni, di seguire particolari orientamenti.
In quel momento, nessuno poteva immaginare che poche settimane dopo, un governo presieduto dallo stesso Conte sarebbe stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla specifica questione oggetto del parere.
Durante il Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018, infatti, è stato deliberato l’esercizio dei poteri di golden Power. In quell’occasione, tuttavia, Conte era impegnato in Canada per il G7, come ha ribadito lui stesso respingendo l’accusa di un possibile conflitto d’interessi.
L’inchiesta del Financial Times ha portato però alla luce il fatto che i circa 200 milioni di euro con cui il finanziere Raffale Mincione aveva conquistato la posizione di guida all’interno di Fiber 4.0, provenivano in realtà dalla segreteria di Stato del Vaticano.
Questa vicenda sarebbe legata, in particolare, a quella dell’immobile a Londra comprato dalla Segreteria di Stato vaticana nel 2012 assieme al finanziere Raffaele Mincione attraverso il fondo Athena Global Opportunities.
Il premier ha smentito ogni possibile conflitto d’interesse e ha detto di non essere a conoscenza della provenienza del fondo, come si legge in questa lettera che ha inviato al Financial Times.
Il 23 gennaio 2019, ha reso noto Conte, sul caso si è espressa anche l’Antitrust, che ha escluso l’esistenza di un tale conflitto” d’interesse alla luce dei chiarimenti forniti e dei documenti ricevuti da Conte.
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