Caso camici Lombardia, Fontana in Consiglio regionale sulla donazione
Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, è arrivato questa mattina a Palazzo Pirelli, sede del Consiglio Regionale, dove ha tenuto un intervento sul lavoro fatto in questi mesi per fronteggiare l’emergenza Coronavirus: l’occasione, tuttavia, è servita soprattutto al presidente della Regione per chiarire la sua posizione nell’inchiesta sul caso camici, nella quale risulta indagato per frode in pubbliche forniture. Al centro del dibattito c’è la vendita – poi trasformata in donazione – di 75mila camici e 7mila set sanitari (per un totale di 513mila euro) da parte della società Dama Spa (riconducibile alla moglie di Fontana, Roberta, e al cognato Andrea Dini). Un caso sollevato da un servizio di Report e anticipato da Il Fatto Quotidiano a inizio giugno.
“Intervengo in Consiglio regionale – ha dichiarato Fontana – per rispondere alle troppe false ricostruzioni create ad arte in queste settimane per danneggiare me e la giunta che presiedo per mero opportunismo politico. Le notizie uscite in questi giorni avrebbero dovuto porre fine alle polemiche. In molti mi avete espresso solidarietà, vicinanza e finanche ringraziamenti. Altri purtroppo stanno travisando i fatti e, come al solito, in questa Regione lo scarso contenuto politico delle opposizioni porta a ricostruzioni fantasiose della realtà per attaccare la giunta che con orgoglio presiedo”.
“Ho riflettuto molto – ha continuato – sull’opportunità di intervenire oggi, soprattutto per la preoccupazione di fare da cassa di risonanza a polemiche che ritengo sterili e strumentali. Ma alla fine ho deciso di essere qui per voltare pagina con la volontà di andare oltre per guardare sfide e opportunità che ci aspettano. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una circostanza storica, il Covid ha investito come uno tsunami la Regione Lombardia e il mondo intero”.
“Da Aria Spa (la centrale acquisti della Regione, ndr) – ha detto ancora Fontana – sono state rispettate le regole dettate dall’emergenza. Filippo Bongiovanni, (l’ex direttore di Aria, ora indagato per turbata libertà del contraente, ndr) in una fase difficile ha svolto il suo compito di civil servant con passione e competenza e senza mai venire meno alle sue responsabilità. Bongiovanni è esempio di pubblica amministrazione che non si muove solo con le logiche difensive, ma che prova ad intervenire e rispondere alle necessità dettate dall’emergenza. Stare a guardare prima e giudicare poi è lo sport preferito per molti”.
Fontana poi ha parlato del momento in cui è venuto a sapere della fornitura di camici alla regione Lombardia: “Non ho saputo dei rapporti negoziali tra Aria e Dama fino al 12 maggio. Non è vero che la rinuncia sia dipesa dall’interesse della trasmissione Report. In realtà Report si è palesata il 1 giugno, erano trascorsi già 18 giorni”. In quei giorni, ha ricordato il governatore, “vi era una drammatica emergenza. Le critiche alle mie azioni di governo sono legittime e doverose, purché tengano conto della verità, non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari. Sono tuttora convinto che si sia trattato di un negozio corretto. Ma poiché il male è negli occhi di chi guarda ho chiesto a mio cognato si rinunciare al pagamento e di considerare quel mancato introito come un ulteriore gesto di generosità”.
“Da pochi giorni – ha dichiarato ancora Fontana – ho appreso che la magistratura mi attribuisce un ruolo nella fornitura da onerosa a gratuita. Sapevo dal 12 maggio che Dama si era resa disponibile a fornire un contributo per l’emergenza Covid. Lo aveva fatto in precedenza. Sono state coinvolte delle aziende e tutte e 5 quelle che avevano dato la propria disponibilità a riconvertire le produzioni hanno visto acquistate le loro merci e i camici. Con costi differenti. Per tutte queste aziende è valsa la medesima procedura, dopo l’autorizzazione del governo a Regione Lombardia di una effettuare procedura semplificata per l’emergenza”.
Le indagini
Mentre le opposizioni in Consiglio regionale hanno già annunciato una mozione di sfiducia, che però potrà essere votata non prima di 40 giorni, Fontana dovrà anche spiegare ai magistrati perché – formalmente – non c’è alcuna delibera regionale che accetti la trasformazione della fornitura dei camici in donazione, comunicata in una mail del 20 maggio dalla Dama Spa. E’ questa l’ultima scoperta dei pm della procura di Milano, che stanno indagando sul caso camici: la centrale acquisti regionale Aria, diretta da Filippo Bongiovanni, non ha mai ricevuto la delibera. Di conseguenza, ancora oggi, la fornitura dei camici ha un valore legale e vincolerebbe Dini a fornire alla Regione anche i 25mila camici non ancora consegnati.
Fontana dovrà inoltre giustificare il bonifico da 250mila euro partito il 19 maggio scorso da un suo conto in Svizzera (dove ha creato un fondo da 5,3 milioni, tramite due trust, intestato alla madre Maria Giovanna Brunella, dentista, morta a 92 anni nel 2015) e indirizzato proprio alla società Dama. Il bonifico è stato poi bloccato in base alla normativa antiriciclaggio, perché non c’erano una causale o una prestazione coerenti con il bonifico e perché il versamento era disposto da un soggetto “sensibile” a causa del suo incarico da presidente della Regione Lombardia. Così l’11 giugno Fontana ha annullato il bonifico.
1. Caso camici Lombardia, Fontana e quel bonifico dal suo conto svizzero alla società di moglie e cognato / 2. Fontana risponda: perché ha riportato in Italia 5,3 milioni di euro nascosti alle Bahamas usando lo scudo fiscale? / 3. Caso camici in Lombardia, indagati il cognato di Fontana Andrea Dini e il dg della società Aria
4. Camici per medici forniti da ditta della moglie di Fontana: Procura indaga per turbativa d’asta / 5. Il caso dei camici di Fontana insegna: serve più trasparenza nelle partecipate / 6. Fontana querela Il Fatto Quotidiano per l’articolo sui camici forniti ai medici dalla ditta di sua moglie. La dura replica di Travaglio
Leggi l'articolo originale su TPI.it