“Sono molto amareggiato per le questioni di carattere morale e politico che emergono da questa vicenda e che rappresentano esattamente il contrario della verità. La verità è un’altra“. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, commenta con queste parole la notizia che la Procura di Milano ha chiuso le indagini preliminari a suo carico nel “caso camici“. “Ho agito in modo tale che la Regione non subisse danni e per questo ho voluto ripristinare la prassi della donazione”, dichiara il governatore lombardo. A Fontana e ai co-indagati, tra cui il cognato Andrea Dini e l’ex dg di Aria spa Filippo Bongiovanni, i pm Furno-Scalas-Filippini, coordinati dall’aggiunto Maurizio Romanelli, contestano l’ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture.
Caso camici: le accuse a Fontana e agli altri indagati
I pm contestano, in particolare, di aver messo in atto una “frode”, con “artifizi concordati e messi in opera allo scopo di tutelare l’immagine politica del presidente Fontana, una volta emerso il conflitto d’interessi derivante dai rapporti di parentela con” Dini. Per farlo, secondo la procura, i cinque indagati avrebbero tentato di “simulare l’esistenza ab origine di un contratto di donazione in luogo di quello realmente stipulato di fornitura onerosa”.
Nell’avviso di conclusione delle indagini, la procura di Milano scrive che “ci fu un accordo collusivo” tra Andrea Dini e Attilio Fontana, suo cognato, “con il quale si anteponevano all’interesse pubblico, l’interesse e la convenienza personali del Presidente di Regione Lombardia”, il quale da “soggetto attuatore per l’emergenza Covid” si “ingeriva nella fase esecutiva del contratto in conflitto di interessi” sull’ormai nota fornitura di camici e altri dpi trasformata in donazione”.
Il legale di Fontana Jacopo Pensa, in una nota, ha scritto che il governatore “non si riconosce per come è stata ricostruita la vicenda” da parte della Procura di Milano, che riguarda l’ambito dell’accordo di fornitura di 75mila camici e altri dpi della società di proprietà del cognato alla Regione Lombardia nell’aprile 2020. “La notifica di oggi”, “Sono amareggiato. La verità è un’altra”a aggiunto il difensore, “consentirà di assumere le iniziative previste della legge per dare un contributo di chiarezza allo sviluppo dei fatti che così come descritti non corrisponde al vissuto del Presidente”.
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