Carlo Calenda punta al voto anticipato per uscire dalla crisi di governo e respinge con forza la prospettiva di un esecutivo istituzionale sostenuto da Pd e M5S (qui le ultime notizie di oggi sulla crisi di governo). Per l’ex ministro dello Sviluppo economico, “se il Paese serio si mobilita”, Salvini si può battere.
“Potrebbe avere un senso, per me sbagliato, pensare a durare tre anni. Ma fare un governo per votare fra sei mesi è una idea che non si può sentire”, osserva Calenda in una intervista a La Stampa. “C’è la manovra da approvare, l’Ilva e la Tav, e intanto Salvini fa campagna elettorale sulle spalle del Paese urlando contro l’inciucio e i poteri forti. Abbiamo spaccato il Pd e riunito il centrodestra. Ma stiamo scherzando?”.
Secondo l’ex ministro, Renzi insiste nella sua idea di un governo istituzionale “perché ha bisogno di sei mesi per fare il suo partito” (Cos’è Azione Civile, il nuovo probabile partito di Renzi). “La scissione era già cominciata prima”, dice Calenda. Renzi “se ne vuole andare, lo faccia e che Dio lo accompagni. Però lo faccia. Invece la sua strategia è quella di star dentro al Pd per fare la guerra al Pd. La sua è una giravolta estemporanea, nata senza alcuna discussione e confronto”.
Calenda invoca quindi la formazione di “un fronte fondato sui valori della Repubblica e della democrazia” che si presenti al voto in autunno per sfidare la Lega di Salvini e il centrodestra. “Bisognerebbe partire dal Pd e guardare avanti con un programma in tre punti che ci avvicini agli standard europei di competitività e vita: sanità, istruzione, investimenti”, sottolinea.
“Si dovrebbe riprodurre l’alleanza costruita in Europa fra popolari, liberaldemocratici e socialdemocratici, mettendo insieme la componente innovatrice della società civile, la classe dirigente, imprenditori e sindacati, il terzo settore, la gente che lavora, insomma. Bisognerebbe che tutti trovassero un poco di coraggio. Perché la scelta ineludibile dell’Italia è fra l’essere europei oppure cedere ad una terribile deriva venezuelana”.
E ancora: “Abbiamo parlato moltissimo di accoglienza degli stranieri e dimenticato l’accoglienza più importante, quella degli italiani, che s’è deteriorata perché la macchina pubblica non funziona. Dobbiamo ‘accoglierli’ nelle strutture pubbliche, offrendo servizi adeguati, con la capacità di farli sentire sicuri, istruiti e curati. Non puoi essere generoso se non sei giusto. Devi dare la possibilità alle persone di capire l’apertura e dire loro cose realistiche”.
“Mi candiderò, se necessario”, dice Calenda. L’ex ministro ha anche un nome pronto come candidato premier di questo fronte unito anti-Salvini: “Ho sempre pensato che Gentiloni sia una figura di grande qualità”, spiega. “Se c’è lui, io non servo. È importante avere la giusta leadership, anche una personalità giovane, come Irene Tinagli. Io sarò con loro, al numero due, sette o quello che sarà”.
“Salvini vuole rendere il Paese un misto fra Turchia e Russia”, avverte Calenda. “Salvini è forte perché noi siamo deboli. Non lo è di per sè. Ha preso il 16 per cento degli aventi diritto al voto. Se il Paese serio si mobilita, se i Roberti e i Bartolo si impegnano, ce la faremo. Non stiamo mica parlando di Putin”.