Dj Fabo, rinviata a domani la sentenza della Consulta sul divieto di aiuto al suicidio
È stata rinviata a domani, 25 settembre, la sentenza della Consulta, che dovrà pronunciarsi sulla costituzionalità di divieto di aiuto al suicidio previsto dal codice penale italiano, per il caso Cappato.
L’Associazione Luca Coscioni ha convocato per domani alle ore 11 una conferenza stampa, solo nel caso in cui arrivi la sentenza della Consulta.
La questione di legittimità era stata sollevata dalla Corte d’appello di Milano nell’ambito del processo contro Marco Cappato, che aveva aiutato Dj Fabo a compiere il suicidio assistito in Svizzera.
Il codice penale italiano punisce il reato di aiuto al suicidio con la reclusione fino a 12 anni.
La Consulta può pronunciarsi in 3 diversi modi: inammissibilità, accoglimento parziale o rigetto.
A ottobre 2018 la Consulta aveva dato un anno di tempo al Parlamento per trovare una soluzione. La Corte costituzionale aveva detto che ogni singolo caso andava valutato a sé, per il fatto che vi potessero essere situazioni tali per cui potesse essere giustificato l’aiuto al suicidio. Tra queste situazioni poteva esserci appunto l’aiuto al suicidio nei casi in cui una persona soffrisse a tal punto da essere messa in discussione la dignità della persona.
La Corte Costituzionale, come ha ricordato il presidente emerito Giovanni Maria Flick, ha posto il problema della differenza che si può creare tra chi può decidere da solo di mettere fine alla propria vita e chi non è in grado di farlo e deve necessariamente chiedere un aiuto esterno.
“La Corte ha ritenuto che abolire completamente il reato lascerebbe un vuoto di tutela, ma anche mantenerlo significherebbe lasciare un vuoto di tutela per coloro che si trovano in situazioni particolari”, ricorda Flick.
Le dichiarazioni fuori dalla Consulta
I video dell’inviata Anna Ditta dalla Consulta:
La vicenda di dj Fabo, il processo a Cappato e il rinvio della Consulta
Il 27 febbraio 2017 Marco Cappato annunciava la morte di Fabiano Antonioni: “Fabo è morto alle 11:40, ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un paese che non è il suo”.
Cappato, esponente dei Radicali e dell’associazione Luca Coscioni, lo aveva accompagnato in una clinica svizzera e poi si era autodenunciato, rischiando fino a dodici anni di carcere.
Poco prima di morire, il dj 39enne, rimasto cieco e tetraplegico dopo un grave incidente stradale nel 2014, aveva diffuso un audio tramite l’associazione Coscioni: “Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille”.
Una volta tornato in Italia, Marco Cappato si è autodenunciato per aver aiutato dj Fabo a raggiungere la Svizzera. Il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni è stato rinviato a giudizio per aiuto al suicidio.
Il processo contro Marco Cappato, imputato per aver aiutato dj Fabo a raggiungere la Svizzera, era iniziato l’8 novembre 2017. Il 14 febbraio 2018 il tribunale aveva assolto Cappato per la parte che lo vedeva imputato di istigazione al suicidio. Invece, per la parte di aiuto al suicidio, la Corte di Assise di Milano aveva sollevato la questione di legittimità davanti alla Consulta in merito alla costituzionalità dell’art. 580 del codice penale, intitolato “istigazione o aiuto al suicidio” e introdotto nel 1930 con il codice Rocco – nella parte in cui incrimina le condotte di aiuto al suicidio in a prescindere dal loro contributo alla determinazione o al rafforzamento del proposito di suicidio
Il processo in Corte d’assise a Milano che vede imputato Marco Cappato per il suicidio assistito di Dj Fabo resta “ovviamente sospeso” in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla questione di legittimità.
Cosa è il suicidio assistito?
Si tratta di una forma di eutanasia, legale in Svizzera ma non in Italia, dove a seguito di un iter strettamente regolamentato, e sotto controllo medico, la persona che ne fa richiesta autonomamente si somministra il farmaco, senza intervento di terzi.