Mattia Santori torna sul tema della cannabis dopo aver confessato di esserne un coltivatore e consumatore sin dalle scuole superiori, ma questa volta per attaccare il Pd. La segreteria provinciale dem infatti avrebbe criticato e preso le distanze dalla posizione dell’ex leader delle sardine, il quale ieri con un post ha lodato le proprietà terapeutiche della cannabis facendo notare come la produzione domestica sottragga fette di mercato alla criminalità organizzata e sia un guadagno per lo Stato.
“Incasso per lo Stato? Il 22 per cento di 460 euro. Incasso per il canapaio sotto casa? 460€ meno Iva e contributi previdenziali. Posti di lavoro potenziali? 60 mila su scala nazionale. Guadagno per la criminalità organizzata? Un ammanco di 600 euro”, ha scritto Santori. Ma per Federica Mazzone, segretaria provinciale del Pd Bologna, la sua dichiarazione “mina la credibilità delle istituzioni”.
“Chi rappresenta le istituzioni democratiche – ha ammonito la dem in un comunicato – si adopera con altri strumenti per cambiare regole e leggi ingiuste, collaborando con la maggioranza di cui fa parte. Auspico che Mattia Santori d’ora in poi porti avanti una nuova attenzione nel pieno rispetto del ruolo e della delega che gli è stata affidata, non inficiando la credibilità istituzionale su temi di questa complessità e delicatezza”, recita la nota. Anche il sindaco Matteo Lepore e il presidente della Regione Stefano Bonaccini ieri avevano criticato il gesto di Santori.
“Avrei voluto rispondere agli attacchi ignobili della destra, agli esposti di FDI, alle querele di Salvini, e invece mi trovo a rispondere alle ramanzine della segreteria provinciale del PD“, ha replicato l’ex sardina con un nuovo post, in cui ha difeso i gesti di disobbedienza civile compiuti in Italia per aprire la strada a cambiamenti normativi.
“Se oggi abbiamo una legge sull’aborto è grazie alla disobbedienza civile di Emma Bonino, se Mimmo Lucano è diventato l’eroe dell’integrazione è perché ha dato documenti, soldi e casa a chi non li aveva, se abbiamo potuto aggrapparci ad una speranza ai tempi dei #portichiusi è perché Carola Rackete all’indifferenza delle istituzioni ha preferito speronare una motovedetta della Guardia di Finanza, se gli italiani hanno scoperto l’eutanasia è perché Marco Cappato ha portato Fabiano Antonioni in Svizzera”, ha scritto l’ex leader delle sardine.
Duro allora l’attacco all’agenda politica del Pd, che secondo Santori sulla depenalizzazione dell’autocoltivazione di cannabis non sembra disposto a fare abbastanza.
“La verità è che ci sono temi su cui il PD è pronto a battersi e altri – molti purtroppo – su cui il progressismo della base viene annacquato dall’equilibrismo della dirigenza. La verità è che fino a prova contraria io ad oggi ho la fedina penale pulita mentre voi nei vostri comunicati vi guardate bene dall’entrare nel merito della questione che ho sollevato con la mia autodenuncia. La verità è che esiste una comunità di consumatori responsabili a cui insieme a Riccardo Magi, Antonella Soldo, Luca Marola, Daniele Nahum, Matteo Orfini e tanti esponenti del vostro partito stiamo cercando di dare rappresentanza, mettendoci la faccia e sporcandoci le mani. Mentre voi continuate a tenere posizioni che guardano più all’elettorato perso che alla giustizia guadagnata”, ha scritto Santori.
“La verità è che le vostre posizioni non sono poi così dissimili da quelle della Lega, e mi viene da pensare che forse non solo a destra tifano per un mio arresto. La verità è che ad oggi in Italia siamo senza matrimoni egualitari, il ddl Zan è morto e defunto, in tre regioni non si trovano medici abortisti, non è consentito esprimersi su referendum eutansia e cannabis, il disegno di legge su Ius Scholae e autocoltivazione è a un passo dall’essere rimandato all’anno del mai. Cari dirigenti del PD, forse non ve ne siete resi conto, ma il Paese che tanto amate è il fanalino di coda in Europa sui diritti civili. E questo succede perché oltre a non avere una maggioranza in Parlamento abbiamo poca fame di politica fuori dal Parlamento, nelle istituzioni e per le strade”, ha aggiunto.
“Cara Mazzoni, domani sarò davanti al Parlamento a raccontare le storie di ingiustizia dell’attuale sistema repressivo insieme a Magi, Cappato, Soldo, Orfini e altri esponenti del tuo partito. Ci sarò come cittadino, perché mi fa ribrezzo sapere che ad oggi la mia vita viene regolamentata da una legge di 30 anni fa, che non tutela nessuno se non la criminalità organizzata. Qualcosa mi dice che tu non ci sarai, come non c’eri nelle altre occasioni. Qualcosa mi dice che non ci sarà neanche Letta, che pure è stato eletto deputato ed è coinvolto in prima persona. Ma la speranza è l’ultima a morire, specialmente per chi come si batte per credere in un PD migliore”, ha concluso.