Cannabis light direttiva Viminale | Nella serata del 9 maggio 2019, il ministero dell’Interno ha emanato una direttiva che prevede una stretta sui controlli nei cannabis shop, ma non fa menzione della chiusura dei negozi, come aveva annunciato stamattina Matteo Salvini.
In questo articolo abbiamo ricostruito tutta la vicenda, che ha visto l’ennesimo scontro all’interno del governo giallo-verde.
Cannabis light direttiva Viminale | Cosa prevede
La direttiva prevede una maggiore vigilanza sulla vendita illegale di derivati e infiorescenze della canapa, “impropriamente pubblicizzata come consentita dalla legge n. 242/2016”, ed effettuare uno screening sui territori dei negozi destinati alla vendita di canapa, facendo particolare attenzione a alla “localizzazione degli esercizi, con riferimento alla presenza nelle vicinanze di luoghi sensibili quanto al rischio di consumo delle sostanze, come le scuole, gli ospedali, i centri sportivi, i parchi giochi, e, più in generale, i luoghi affollati e di maggiore aggregazione, soprattutto giovanile”.
La direttiva prevede inoltre un’intensificazione dei controlli all’interno di questo tipo di negozi e dispone una “ricognizione” di questi esercizi da valutare attraverso i Comitati provinciali della sicurezza.
La direttiva sui cannabis shop dice inoltre che “tra le finalità della coltivazione della canapa industriale non è compresa la produzione e la vendita al pubblico delle infiorescenze, in quanto potenzialmente destinate al consumo personale, in quantità significative da un punto di vista psicotropo e stupefacente, attraverso il fumo o analoga modalità di assunzione”.
I nuovi negozi dovranno sorgere a una distanza minima di almeno 500 metri da luoghi considerati a rischio, come scuole e luoghi di aggregazione.
Un provvedimento simile aveva interessato la localizzazione delle sale da gioco.
Qui alcuni link utili per approfondire la vicenda della chiusura dei negozi di cannabis light: