Camici Lombardia forniti da ditta moglie Fontana, procura apre un’inchiesta
Non accenna a placarsi la polemica sul caso dei camici forniti alla Regione Lombardia dalla ditta controllata da Andrea e Roberta Dini, rispettivamente cognato e moglie del governatore Attilio Fontana, in piena emergenza Coronavirus: è notizia di oggi pomeriggio che la procura di Milano ha aperto un’inchiesta al momento senza ipotesi di reato né indagati, gestita dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli.
La vicenda, partita da un servizio di Report che andrà in onda stasera e anticipata da Il Fatto Quotidiano, ha al centro una fornitura di camici alla Regione Lombardia, per un valore di 513mila euro, da parte della ditta Dama SpA (riconducibile alla moglie e al cognato di Fontana), che ha ottenuto la commessa senza alcuna gara d’appalto. Nei giorni scorsi, però, Fontana ha negato di essere a conoscenza della procedura in questione (e ha annunciato di voler querelare Il Fatto) e il cognato, Andrea Dini, ha dichiarato che si tratta di una donazione e che i camici non sono stati dunque pagati.
I chiarimenti, però, non sono stati giudicati sufficienti dalle opposizioni, sia all’interno del Consiglio regionale della Lombardia, sia a livello nazionale. Il senatore di LeU Francesco Laforgia ha annunciato un’interrogazione urgente, mentre il presidente dell’Assemblea lombarda Alessandro Fermi ha formalizzato la richiesta al governatore affinché si presenti, nella seduta di domani, in Aula per riferire sulla vicenda. “I sottoscritti Consiglieri regionali chiedono che il Presidente della Giunta regionale voglia riferire all’Aula sull’effettivo svolgimento dei fatti e ci auguriamo fugare ogni ombra di dubbio sui fatti in oggetto o/e puntualizzare eventuali errori o inadempienze intervenute nel corso dei fatti in oggetto”, si legge nel documento, sottoscritto da Fabio Pizzul (Pd), Andrea Fiasconaro (M5S), Niccolò Carretta (Azione), Patrizia Baffi (Italia Viva) e Michele Usuelli (+Europa).
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