Il decreto Sicurezza – incluso lo stallo della Sea Watch e della Sea Eye in mare da diverso tempo – continua a far discutere. Questa volta è toccato a Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, e Giulia Bongiorno, ministra della Pubblica amministrazione, entrambi ospiti l’8 gennaio 2019 a Otto e mezzo, la trasmissione in onda su La7 condotta da Lilli Gruber.
“C’è un sovra-ordinamento che stabilisce i principi fondamentali della comunità, secondo cui le persone naufraghe non si possono lasciare 50 giorni in mare – ha sostenuto Cacciari, poco prima che il dibattito si infuocasse – (Il decreto Salvini, ndr) È la legge di Creonte, onorevole ministra. È la legge che mi impedisce di seppellire il fratello”. E subito dopo il filosofo ha aggiunto: “Non c’è soltanto la legge, c’è anche la giustizia, un principio fondamentale della cultura europea e voi lo state dimenticando. È una vergogna”.
Bongiorno, dopo le dure parole dell’ex amministratore di Venezia, ha risposto: “Ciò che dice, professore, non attiene al decreto Salvini. È in grado o meno di nominarmi la norma a cui si sta riferendo?”.
Cacciari, qualche minuto prima, aveva affermato di voler far ricorso alla Corte costituzionale per aver un giudizio in merito alla legge che porta il nome del ministro dell’Interno. “La logica delle leggi che si applicano ‘comunque’ è tremenda ed è una base del diritto positivo che ha portato alle massime sciagure. Io, a quella legge, non obbedisco”.
La ministra, dal canto suo, ha ribattuto: “È erroneo e fuorviante equiparare le leggi razziali al decreto Sicurezza, perché se lo studiamo è un decreto che fa ordine. Ma se arriviamo all’idea che le leggi non si applicano perché non ci piacciono, avremo caos e violenza”.
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