L’evento organizzato dalle Sardine ieri, 18 febbraio, a Napoli, è stato un totale fallimento. In Piazza Dante – luogo dove, durante il flash mob di novembre, si erano radunati oltre 10mila sostenitori – c’erano poche centinaia di persone, costituite per lo più dai lavoratori delle vertenze Whirlpool, APU, Disoccupati 7 novembre e dagli esponenti di Potere al Popolo, che non hanno risparmiato critiche al movimento.
Subito dopo, il leader locale Bruno Martirani è stato cacciato dalle altre sardine napoletane, senza ricevere alcuna spiegazione né, alla richiesta di chiarimento, alcun messaggio. Una risposta, comunque, Martirani sembra essersela data. Sul palco, ieri sera, è salito nonostante il “veto” imposto dai leader nazionali, che poco prima avevano comunicato che nessuno, fra le sardine napoletane, avrebbe potuto parlare.
Ma, come ci spiega ai microfoni di TPI, quell’intervento andava assolutamente fatto: “Dovevo porre dei temi essenziali per il sud, che da tempo vengono raccontati ma che mai nessuno si prende la briga di risolvere, come quello delle vertenze, dell’autonomia, della sanità e dei trasporti, che sono in condizioni pietose. Arrivato a casa però, – racconta Martirani – ho scoperto che la risposta delle altre sardine è stata cacciarmi dalla chat di WhatsApp e dalla pagina Facebook che avevo creato personalmente”.
All’evento ha preso parte anche Mattia Santori, che da scaletta sarebbe dovuto intervenire. A seguito delle contestazioni, però, ha dato forfait, raccontando alla stampa che i leader locali non lo avrebbero fatto parlare. Stando alla ricostruzione di Bruno Martirani, però, i motivi sarebbero ben altri: “Mattia doveva salire sul palco a fine serata, quindi non è vero ciò che ha dichiarato. Non lo ha fatto perché ha provato imbarazzo dinanzi ad una piazza praticamente vuota”.
L’ex leader delle “Sardine Napoletane” – nei giorni precedenti – era stato piuttosto critico anche nei confronti delle uscite pubbliche di Santori e degli altri esponenti nazionali, dalla foto con i Benetton alla proposta dell’Erasmus fra Nord e Sud.
“Quella dell’Erasmus è stata una delle uscite più infelici che potessero fare, perché ha coinvolto emotivamente migliaia di famiglie che sanno benissimo che i propri figli e nipoti emigrano forzatamente. Inoltre, ha messo in difficoltà i rappresentanti locali, me in primis. Conosco molte persone, con situazioni lavorative delicate, – continua Martirani – che avevano posto fiducia nel fenomeno e, sentendo queste dichiarazioni, si sono man mano allontanate”.
Come ci racconta, il rapporto con gli altri esponenti del gruppo negli ultimi tempi si era incrinato: venivano organizzate poche riunioni, soltanto fra quattro o cinque persone, dove non c’era alcun confronto e le proposte locali venivano quasi sempre ignorate. “L’ho trovata una dimensione troppo asfissiante – si sfoga Bruno Martirani – uno spazio di democrazia digitale chiuso, dove funziona tutto sulle chat e sulle chat non si può discutere di politica perché è davvero mortificante. Anche la gestione coi Ministri è campata in aria, non ci si confronta con le intelligenze dei territori: il ministro Provenzano ha chiuso l’incontro con noi facendoci delle rassicurazioni sul regionalismo differenziato che ci vengono propinate da diciotto anni. È davvero inaccettabile!”.
“Per sconfiggere le destre – conclude – non basta essere contro Salvini ma bisogna lavorare e risolvere le emergenze sociali, nelle periferie e all’interno di quelle zone dove le persone non hanno più riferimenti a cui aggrapparsi. Non mi pare che le sardine siano riuscite ad avere questa forza. Per questo, forse, almeno a Napoli sembrano aver perso credibilità e sostegno da parte dei cittadini”.