Brasile, il lungo silenzio di Matteo Salvini sull’assalto al parlamento dei sostenitori di Bolsonaro
“Ritengo che Putin sia un grande uomo di Stato e di governo. Così come ritengo Trump una salvezza per gli americani, così come ritengo un grande presidente brasiliano Jair Bolsonaro”. Così nel 2019 Matteo Salvini esprimeva la sua ammirazione per gli allora leader della destra mondiale.
All’indomani dell’assalto ai palazzi del potere di Brasilia, il segretario leghista è invece rimasto in silenzio. Fino a stamattina, Salvini non ha prodotto tweet, note o dichiarazioni sull’attacco che ha portato all’arresto di almeno 300 sostenitori di Bolsonaro.
Una protesta, quella nelle sedi del parlamento, del palazzo presidenziale e della corte suprema del Brasile, che ha ricordato l’assalto di due anni fa al congresso degli Stati Uniti, di cui si resero protagonisti i sostenitori di Donald Trump dopo la sconfitta contro Joe Biden. All’epoca, Salvini si era limitato a condannare la violenza senza menzionare per diversi giorni le responsabilità di Donald Trump. Una settimana dopo i fatti del 6 gennaio 2021, aveva poi riconosciuto che “sicuramente” Trump “non gli ha detto subito ‘state tranquilli e tornate a casa”.
Anche in questo caso, la Lega si è finora limitata a condannare “ogni tipo di violenza, in Brasile come ovunque”. Più netta la posizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha definito le immagini dell’irruzione “inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico”, in un tweet pubblicato dopo ore di silenzio, poco prima della mezzanotte. “Ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza. I risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati”, ha detto invece il ministro degli Esteri Tajani.