“Se c’è una vittima in questa storia, sono io!”, dice Maria Rosaria Boccia parlando dell’indagine a suo carico per minaccia ad appartenente a corpo politico e lesioni aggravate. “Le bugie si demoliscono molto facilmente, altre sono delle cantonate quasi comiche, frutto, temo, di analfabetismo digitale”, sostiene l’imprenditrice 41enne in un’intervista rilasciata a Luca Telese, nuovo direttore del quotidiano Il Centro.
L’inchiesta su Boccia è scattata dopo la denuncia presentata nei suoi confronti dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che proprio a causa dei suoi rapporti con Boccia lo scorso 6 settembre si è dimesso dalla carica.
“Una scelta che considero surreale”, osserva la donna. “Molti, leggendo quella denuncia, hanno trovato raccontati molti fatti inquietanti che sembrano credibili solo a chi non conosce la realtà. Gli ottimi magistrati che giudicheranno adesso hanno in mano le prove che confermano per filo e per segno la mia versione”. A fornirgliene. secondo Boccia, sarebbe stato proprio Sangiuliano, “inconsapevolmente temo”, chiosa l’intervistata.
“Sono venuti a bussare alla mia porta alle sette del mattino, ho aperto in tuta e ho consegnato loro tutto. Ipad, telefoni, chiavette dati digitali, racconta Boccia. “Lì ci sono le nostre chat, i messaggi che lui mi ha inviato e che lui ha usato per la sua denuncia, non io! Ma adesso, per fortuna, i magistrati le leggeranno in integrale. Penso che consultando i dialoghi integrali, quelli da cui il ministro si dichiara minacciato, si metteranno a ridere”.
Per smontare l’accusa di minaccia ad appartenente a corpo politico, la donna risale a quando ha concesso un’intervista allo stesso Telese a Marianna D’Aprile per il programma tv In Onda. Mentre lei parlava con i giornalisti, il ministro rassegnava le proprie dimissioni.
“Il giorno prima dell’intervista – ricorda Boccia – Sangiuliano sottoscriveva una lettera di diffida che mi inibiva dal diffondere qualsiasi materiale o citazione che lo riguardasse. La raccomandata l’ho ritirata alla Posta qualche giorno dopo. Ecco su cosa poggia la denuncia. La lettera è del 5, spedita quando Sangiuliano era ancora ministro, ma – fa notare – quando l’intervista è andata in onda lui era un privato cittadino! Quindi zero reati e minaccia a corpo politico”.
La donna riferisce anche un altro episodio precedente. Era il 3 settembre, il giorno prima dell’intervista del ministro al Tg1: “Sangiuliano – dice Boccia – mi chiamò e mi disse, riferendosi a chi non voleva la mia nomina: ‘Non farmelo ripetere al telefono, tu conosci bene il motivo. Tu sai perché!'”. Adesso, però, la 41enne preferisce non rivelare quel motivo: “So cosa mi ha detto lui. Ma non ho prove. Lo tengo per me”.
“In quella lunga telefonata del 3 settembre, il giorno prima dell’intervista al Tg1, Gennaro non ebbe il coraggio di dirmi che avrebbe parlato di me e di fatti personali al Tg1”, lamenta la donna. “È lui che ha parlato della mia persona violando la mia privacy. Si rende conto cosa accadde a mio padre, che a momenti sveniva? Al mio telefono che stava esplodendo? Le sembra che fosse lui la vittima? Io non avevo detto una parola in pubblico su di lui!”.
E ancora: “In quella telefonata ero delusa dal suo comportamento. Lui diceva; siamo entrambi vittime. Soffriva per la satira, le battute, e diceva che eravamo diventati entrambi dei bersagli. Disse una cosa grottesca: ‘Mi seppellirò nell’ultimo ufficio della Rai. Farò l’archivista nella redazione Regioni in mezze maniche. Mi ritiro in convento’. E poi: ‘imparerò il cinese, e andrò a fare il cameriere in un ristorante a Pechino'”.
“Ma poi c’è la perla”; prosegue Boccia: “Diceva che avrebbe comprato un telefonino e che avrebbe dato il nuovo numero solo a me. Il giorno dopo questa drammatica richiesta di aiuto si presentava davanti agli italiani e affermava di averla lasciata e spiegava: ‘Giorgia Meloni ha respinto le mie dimissioni'”.
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