La data chiave è quella del 30 giugno: quel giorno scade il blocco dei licenziamenti per giustificato motivo e dei licenziamenti collettivi, ed entro quel giorno il governo Draghi dovrà ufficializzare la scelta su una possibile proroga. Ma la decisione potrebbe rivelarsi più complessa del previsto, come dimostra il riaccendersi della discussione in maggioranza sul tema, ora che il decreto sostegni bis è in discussione in Parlamento.
All’interno della maggioranza emergono posizioni distinte, se non opposte: Pd, Leu e Cinque Stelle che premono per una proroga, Forza Italia che è contraria e la Lega che chiede un blocco selettivo. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando si è detto pronto a discutere un ulteriore elemento di selettività: si vorrebbe prorogare il blocco solo per i settori più in crisi, come quello tessile e il calzaturiero, sperando che la ripresa aiuti a limitare i danni. Ma si tratta di un compromesso ancora da discutere.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ieri ha incontrato il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che durante una presentazione online lunedì si era espresso così sul blocco dei licenziamenti: “È uno dei temi che andrebbe affrontato perché pensare che dai primi di luglio in pandemia ancora aperta si possa tranquillamente andare a licenziare e non proteggere ancora il nostro sistema o trovare soluzioni più intelligenti sarebbe un errore grave“. Ma a Palazzo Chigi i dubbi sono ancora molti: per il premier il rischio, come scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera, è quello di “prolungare una misura che rischia di portare più danni che benefici alla creazione di posti di lavoro”.
Sulla base del compromesso trovato dal governo, il blocco dei licenziamenti sarà prorogato fino a ottobre per le aziende piccole, e chi non licenzia potrà continuare ad avvalersi della cassa integrazione agevolata fino al 31 dicembre. Il decreto aveva invece previsto un primo sblocco per le aziende più grandi dal primo luglio. I sindacati chiedono una proroga generalizzata al 31 ottobre, ma Confindustria e delle altre organizzazioni imprenditoriali che non vogliono che si torni indietro.
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