Biraghi accusato di fascismo per i parastinchi, il commento di Salvini
Sono stati due giorni difficili per Cristiano Biraghi, il calciatore dell’Inter e della Nazionale italiana finito nella bufera sui social a causa dei parastinchi indossati durante la partita di Champions League contro il Barcellona: sul caso è intervenuto anche Matteo Salvini. Che su Twitter ha preso le difese del giocatore.
“Fascisti ovunque, razzisti ovunque…??? No, semplicemente ignoranti ovunque. Un abbraccio Cristiano”, ha scritto il segretario della Lega.
La vicenda di Biraghi ha avuto grande rilievo mediatico a causa di un’inquadratura televisiva, durante la quale il terzino – a terra – sistemava i suoi parastinchi. È stato in quel momento che si è intravisto il simbolo di un elmo spartano su uno sfondo tricolore e la frase “Vae Victis”. I parastinchi personalizzati di Biraghi hanno fatto in poco tempo il giro del web. Il motivo? La frase latina (che significa “Guai ai vinti”), secondo molti gruppi antifascisti, appartiene a quel novero di simbologie ed espressioni care ai movimenti di estrema destra.
In poche ore, dunque, si è attivata la gogna mediatica nei confronti del calciatore, accusato di essere fascista. Nonostante lui stesso – tramite l’Inter – e il suo agente Mario Giuffredi abbiano provato subito a smontare il caso: “La scritta sui parastinchi – ha dichiarato l’agente di Biraghi – è tratta del film “Trecento” ed è un riferimento agli spartani sulla battaglia delle Termopili. Quindi altra epoca della storia rispetto a quella tirata in ballo”.
“Qualcuno – ha continuato – ha detto anche che l’altro parastinchi abbia la scritta “Sara Victoria”, che non sono altro che i nomi della moglie e della figlia. Spero che questa storia finisca qui. Biraghi gioca a calcio fin da piccolo ed è professionista ormai da diversi anni e sul suo conto non si è mai sentito nulla né nessuna voce in particolare”.
Nonostante la precisazione, sui social non si sono placati i commenti di alcuni utenti, che hanno sottolineato come anche il film Trecento faccia parte dei riferimenti culturali della destra italiana. Il motivo? La storia della battaglia delle Termopili viene vista come un simbolo della difesa della patria dallo straniero, della tutela delle proprie origini: temi ricorrenti nella campagna elettorale delle destre. Ma è chiaro che non si possa dare per certo, come invece la gogna social ha fatto, che Biraghi sia consapevole di tutto ciò, senza concedersi almeno il beneficio del dubbio sul fatto che sia semplicemente appassionato al film, senza secondi fini.