Goffredo Bettini, lei è indicato da tutti come uno dei più attivi nel tentativo di districare i nodi che affliggono la maggioranza di Conte. A che punto è la notte?
Siamo nel mezzo di un impegnativo confronto programmatico. È stato modificato in positivo il Recovery Plan. Grazie, soprattutto, al lavoro del ministro Gualtieri che se n’è occupato direttamente.
E c’è la volontà del presidente Conte di portare a sintesi i contributi dei vari partiti della maggioranza circa il programma di governo fino alla fine della legislatura.
Quindi sul governo tutto bene? Intanto però la pandemia continua a galoppare e a Washington sono accaduti fatti gravissimi…
Tutto bene solo se si fa presto. Se non prevalgono ripicche, calcoli di parte, strumentalità per perdere tempo. Perché di tempo non ne abbiamo. La pandemia non è domata. Al contrario in tutta Europa si diffonde con rinnovata aggressività.
Il piano di vaccinazione si presenta complesso, anche se in Italia si sta organizzando più rapidamente di quasi tutte le altre nazioni europee. La crisi economica e occupazionale nei prossimi mesi sarà pesantissima a causa della fine del blocco dei licenziamenti. E anche a livello mondiale spingono venti di violenza e antidemocratici, persino eversivi. Proprio lì, nel cuore degli Stati Uniti, ritenuti la patria dei principi liberali.
Si dice che Conte voglia evitare in tutti i modi di aprire una crisi, anche se pilotata, perché teme il veto di Renzi su un suo reincarico. Il premier è a rischio?
Assolutamente no. Per andare dove? Verso l’avventura, il trasformismo, coalizioni incerte e improvvisate? Conte è il pilastro dell’attuale alleanza che ha lavorato bene e che per il Pd non ha alternative. Occorre, semmai, rilanciarla per dare ancora più certezza e serenità agli Italiani. Se qualcuno intende romperla, sarà il Parlamento, e poi eventualmente gli elettori, a decidere se dovrà continuare a lavorare al servizio della Repubblica.
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